4 domande di Padre Giulio Albanese a Mario Draghi

Quattro Domande per il Presidente della BCE, Mario Draghi, da parte di un missionario:

Se avessi la possibilità di intervistare il Presidente Mario Draghi, gli porrei quattro domande molto semplici e dirette. Domande, tengo a precisarlo, che i nostri politici (di destra, centro e sinistra) sembrano non formulare, almeno così apertamente, ai vertici della Banca centrale europea (Bce).

– Prima domanda: Signor Presidente, mi rivolgo a lei nella convinzione di parlare ad un ex allievo dei gesuiti dell’istituto Massimo di Roma. Pertanto non dubito minimamente della sua onestà intellettuale. Mi spieghi, allora, come mai i bilanci delle banche europee sono cresciuti in modo esponenziale in questi ultimi anni? Secondo il rapporto dell’European Systemic Risk Board, nel 2013 il totale delle loro attività era già di oltre tre volte il Prodotto interno lordo (Pil) dell’Unione Europea. Non le sembra questa una gravissima anomalia?

– Seconda domanda: Dal 2000 gli attivi delle tre maggiori banche di ciascun Paese dell’Ue sono aumentati a dismisura (ad eccezione di quelle italiane). Come può spiegare questo fenomeno, considerando che tutti gli organismi internazionali di controllo indicano proprio nel gigantismo delle banche “too big to fail” (troppo grandi per poter esser lasciate fallire) una delle principali cause della persistente crisi finanziaria globale?

– Terza domanda: Come mai la Deutsche bank (Db), la più grande banca tedesca, continua a fare il bello e il cattivo tempo, giocando d’azzardo con i derivati, vale a dire sui mercati Otc (Over the counter), quelli cioè al di fuori di qualsiasi controllo da parte degli Stati sovrani? Chi le parla, caro Presidente, non è un economista, ma il buon senso mi spinge a pensare che se si raffrontano gli attivi delle banche di cui sopra con le “montagne” di derivati tenuti fuori bilancio, c’è davvero da mettersi le mani nei capelli! Si tratta di una disfunzione speculativa per cui, mentre per le cinque grandi banche americane, ciascuna con più di 40 trilioni di dollari di derivati, il rapporto Otc/attivi è di 25-50 volte, per la Db, con i suoi 75 trilioni di dollari di Otc, esso è di ben 100 volte! Mi scusi, signor Presidente, come mai la Bce non invita con forza il governo tedesco a “fare bene questo compitino a casa” e a prendere le necessarie misure per correggere l’evidente gravissimo rischio finanziario sistemico?

– Quarta domanda: Il capitale di base della Db è appena l’1,47% del valore di tutte le sue attività. È una percentuale bassissima e inferiore, ad esempio, al 2,55% dell’americana Morgan Stanley che nei vortici della crisi bancaria Usa era una delle banche più esposte e indebitate. Questi dati si ricavano da uno studio dell’americana Federal Deposits Insurance Commission. Ciò vuol dire che in media per ogni euro di attività perse o fallite nella Db vi sono soltanto 1,47 centesimi di copertura. Non è allora da escludere a questo punto, signor Presidente, che le rigide posizioni della cancelliera Angela Merkel sulla solvibilità dei bond degli Stati europei in difficoltà (Grecia in primis) non siano solo imputabili alla sua ideologia del rigore? A me, personalmente, viene da pensare che la signora Merkel abbia qualche preoccupazione sulla tenuta della macchina finanziaria targata Db qualora si interrompessero dei pagamenti su cui si regge l’intera struttura dei suoi derivati. Lei cosa dice a riguardo?

Signor Presidente, mi sono pubblicamente rivolto a Lei, su questa bacheca di Facebook, animato dalla spiritualità ignaziana che credo Lei abbia respirato durante gli anni di Liceo al Massimo. Al fondatore della Compagnia di Gesù viene attribuita la seguente massima riguardante il giusto approccio spirituale all’advocacy politica: “Confidate in Dio come se il successo delle cose dipendesse completamente da voi e non da Dio; ma dedicate tutta la vostra energia al lavoro come se Dio dovesse fare tutto e voi nulla“. In effetti, questa espressione pare non sia di sant’Ignazio, bensì di un gesuita ungherese di nome Gabor Hevenesi, che la formulò nel 1705. Mal compreso e fatto oggetto di critiche, lo stesso Hevenesi propose nel 1714 un’altra versione, forse più comprensibile.: “Confidate in Dio come se il successo delle cose dipendesse da Dio e non da voi; ma dedicate tutta la vostra energia al lavoro, come doveste fare tutto voi e Dio nulla.” Signor Presidente, questo è l’augurio che le rivolgo per il 2015!

Padre Giulio Albanese (dalla sua bacheca Facebook)