Si stanno dipanando in questi ultimi mesi alcuni nodi che hanno paralizzato l’Italia da circa un anno a questa parte. Da un lato, infatti, si sta chiarendo la posizione politica del governo Letta, di ispirazione laicista, ove prevalgono posizioni ondivaghe sui temi fondamentali etici ed economici e una tendenza ad assecondare linee legislative caratterizzate da relativismo, dall’altro si sta istaurando un regime totalitario di sapore giacobino, attraverso riforme roboanti che fanno da specchietto per le allodole dei cittadini (Legge sull’Omofobia, che deve comunque essere contrastata in tutte le sede possibili parlamentari e culturali ), che riescono a par passare sotto silenzio la Riforma Costituzionale di ben più grave portata, con la modifica surrettizia, proprio durante il periodo estivo, dell’art. 138 della costituzione di cui si parla nel nostro articolo “Riforma costituzionale: un attacco alla democrazia”.
A tutt’altro livello si sta invece risvegliando la Politica, quella vera, quella che nasce dal Popolo, ed ha iniziato a fare i primi passi proprio dopo la sbornia berlusconiana che ha lasciato un sacco vuoto alle proprie spalle. E così nasce Mosaico Italiano, un Pensiero che diventa Azione sul Territorio, un Desiderio che si concretizza in attività iniziali metapolitiche che via via assumono i connotati di una Res-Ponsabilità per la rinnovata gestione della Res-Publica.
Mosaico, i suoi componenti, si stanno organizzando per rispondere alle istanze più urgenti del Popolo dislocato sul Territorio del Nord Italia, e molti amici stanno confluendo nelle diverse iniziative che sono state proposte in questi mesi: il focus sulla vicenda dei Marò, che pare siano stati dimenticati dal nostro Governo, troppo occupato, come predetto, a gettare fumo negli occhi degli italiani con la fanfara sulla legge contro l’Omofobia; l’attenzione alle riforme costituzionali, che stanno transitando nel silenzio totale dei mass media, e che porteranno ad un nuovo importante passo verso il totalitarismo relativista in cui sta cadendo la nostra Nazione; la proposta di una serie di incontri di formazione e consolidamento della tensione culturale attorno ai principi non negoziabili (primo incontro tenuto sulla “Bellezza”, dal prof. Zecchi docente di Estetica all’Università Statale di Milano), e altre proposte ed eventi che hanno caratterizzato questi primi mesi di attività della nuova aggregazione politico culturale.
Nel filone di una “rinascenza”, con presupposti metodologici differenti, stiamo assistendo ad un nuovo tentativo di riproporre il recupero di una identità di “centrodestra”.
Il 26 luglio Gianni Alemanno così si esprime dal suo Blog con il lancio di un Manifesto politico : “L’area politica maggiormente colpita da questi fenomeni è quella del centrodestra, intendendo con questo termine la rappresentazione di tutti coloro (anche di chi oggi si attarda a definirsi ambiguamente di “centro”) che non si ritrovano nei valori e negli schemi ideologici del “pensiero unico” progressista. Infatti l’astensionismo colpisce soprattutto questa area, i cui percorsi di trasformazione – anche a causa del pesante attacco giudiziario a Silvio Berlusconi – sono molto più travagliati ed incerti di quelli del centrosinistra.”
Il dubbio che sorge relativamente a questa impostazione culturale è che non si rinnova un vestito mettendo una pezza nuova su stoffa vecchia e sgualcita, perchè la stoffa vecchia si strappa inevitabilmente, lasciando il buco più grande di prima. Occorre andare oltre, rinnovando prima di tutto il proprio modo di pensare e di vivere la Politica come servizio. L’aggregazione non può più essere intorno a generiche indicazioni di “schieramento” (destra e sinistra non hanno più una connotazione utile, come profeticamente e polemicamente intuiva Gaber sin dagli anni ’70).
Sul tema della selezione della classe dirigente e dei candidati alle elezioni o agli incarichi direttivi, necessita un forte cambio di passo, caratterizzato anche da uno stile diverso incentrato come indica Papa Francesco su una tendenza alla sobrietà e alla povertà (anche per i politici).
Un altro rischio che non dobbiamo più correre è quello di indugiare sul fatto che Berlusconi abbia fatto degli anni ’90 in Italia un periodo miracolistico. Prosegue infatti Gianni Alemanno nel suo Blog: “il miracolo fatto da Silvio Berlusconi nel 1994 non è facilmente ripetibile da altri e comunque, per l’assenza di un partito di destra popolare radicato nel territorio, non potrebbe contare sulla presenza capillare che in quel periodo fu offerta al centrodestra da Alleanza Nazionale.”
Di nuovo l’ex Sindaco di Roma insiste sul fatto che “ci sia un altro progetto da perseguire: quello di una aggregazione dalla base, dalla comunità e dal territorio, che dia vita ad una nuova componente del centrodestra, diversa e potenzialmente complementare rispetto a quella che potrà essere rappresentata da un ritorno di Forza Italia. E’ evidente, peraltro, che la scelta di Silvio Berlusconi provoca inevitabilmente la nascita di un nuovo centrodestra fondato su più partiti, in grado di offrire una più articolata proposta di programma politico, di rappresentanza sociale e di forme organizzative.”
Sulla scorta di queste affermazioni, commentiamo che il rischio della ripetizione all’infinito del “Partito costruito a tavolino” è troppo grave da correre in un momento in cui le istanze sociali si radicalizzano nel disagio di un Popolo che non ha ormai più il superfluo da sperperare. Inoltre occorre superare il centralismo romano e la grave frattura determinatasi fra politica e gente comune (motore generatore dell’astensionismo).
Concordiamo sull’analisi metapolitica di Alemanno quando scrive “la debolezza, anche organizzativa, dell’attuale centrodestra deriva dalla prevalente matrice individualista della sua proposta politico-culturale, dove le aggregazioni sociali e territoriali non trovano un’adeguata rappresentanza e possibilità di espressione. Per questo, oggi serve un “polo comunitario” in cui i valori e i programmi siano realmente incarnati da chi li rappresenta e possano incidere concretamente nella vita quotidiana delle persone, delle famiglie e del popolo italiano.”. Sempre che, aggiungiamo noi, questo “polo comunitario” sia finalmente e coraggiosamente svincolato dai vecchi schemi di partito e di schieramento.
Il criterio della “lista civica”, che non proponga colori preordinati, ma parta dalle concrete esigenze di riforma sociale, economica e, prima di tutto, educativa di un Popolo, è il futuro della rinascita italiana.
Pur in quello che consideriamo un errore di prospettiva, nel pensare di ri-aggregare un Partito di centrodestra con connotati identitari precostituiti, approviamo almeno negli intenti quelle che Alemanno definisce “le caratteristiche principali della nuova proposta politica“, e chiediamo allo storico esponente del percorso culturale della Destra post ’68 di impegnarsi a concretizzare quelle che sono, sempre per ora nei suoi intenti ideali ma non sintetizzati in proposte e iniziative territoriali:
“Abbiamo bisogno di un movimento politico che incarni in modo autentico ed esemplare i valori della democrazia e della partecipazione, sottoponendo ogni decisione su incarichi e programmi a trasparenti processi di democrazia interna, attraverso congressi, primarie e referendum anche “online”. Democrazia e autorità, merito e partecipazione, possono e debbono convivere: nessun progetto di riforme istituzionali è credibile se non viene prima praticato all’interno dei movimenti politici che se ne fanno portatori. Un movimento organizzato che sia presente in ogni contesto territoriale e sociale e che sappia orientare ed educare il proprio elettorato e la propria base, a cominciare dai giovani, senza limitarsi ad inseguire le correnti di opinione e le spinte populiste del momento. Devono emergere persone che testimonino nella loro vita quotidiana il rapporto con la gente e l’appartenenza alla comunità. (…) I programmi devono essere quelli che discendono da una cultura comunitaria, che dia una lettura profonda e moderna di valori fondanti come quelli della famiglia, della patria, del radicamento nel territorio e della partecipazione dei lavoratori alla vita delle imprese. Solo una cultura comunitaria consente l’applicazione corretta del principio di sussidiarietà, non come esasperato federalismo che mina l’unità nazionale, ma come protagonismo reale delle famiglie, delle associazioni e delle imprese.”
Mettiamo in guardia il promotore di questa nuova area movimentista dal proporre questa nuova strada come << “terza via” tra statalismo e liberismo che permette di ridimensionare l’intervento della mano pubblica nella vita economica e sociale, senza cadere nel“laisser faire” liberista e nel darwinismo sociale.>>
Noi non siamo una “Terza via”. Coloro che credono che la società debba essere a misura d’uomo e secondo un piano spirituale che tenga conto prioritariamente del rispetto ad ogni livello dei “principi” ( non dei “valori”, come li definisce Alemanno) non negoziabili, non sono una Terza Via.
Sono LA Via. Tertium non datur. Il confronto relativista tra strutture partitiche è parte di un passato che ha scoperto le ossa scarne da tempo.
Il riconoscimento di un Pensiero Forte come criterio di espressione comincia a serpeggiare nel nostro Paese. Voci insigni e semplici cittadini hanno oggi il coraggio di opporsi alla dittatura relativista che, come predetto, proprio in questi giorni pretende di imporre il bavaglio a chi riconosce nel diritto naturale la famiglia fondata sul matrimonio tra maschio e femmina, prevedendo il carcere per tutti coloro che si opponessero a qualsiasi livello (che diventa ipso iure illegittimo), all’ammissione del diritto di una unione omosessuale di adottare ed educare un bambino.
Il santo Padre Francesco il 27.7.13 a Rio de Janeiro in occasione della GMG 2013 ha incontrato i politici al Teatro Municipale ed ha chiesto, per la rinascita della Politica: «primo, l’originalità di una tradizione culturale; secondo, la responsabilità solidale per costruire il futuro; e terzo, il dialogo costruttivo, per affrontare il presente».
Nessuna vis polemica quindi nella sottolineatura dei rischi che corre la prospettiva proposta da Gianni Alemanno di rinascita di un movimento identitario di centro-destra.
Solo l’attenzione, ormai irreversibile, alla Realtà che si impone su ogni deriva ideologica, che lasciamo volentieri alla memoria del passato.
Queste sono, con altre, le considerazioni, che abbiamo fatto presente direttamente a Gianni Alemanno in un incontro a Lecco nella serata del 26 luglio 2013, cui era presente anche un altro promotore di Mosaico Italiano, e queste sono le premesso per ripartire.
Benedetto Tusa