Editoriale – Osservatorio settembre 2013 – La pelle del serpente, la destra italiana tra pitonesse trasformismo e identità

LA PELLE DEL SERPENTE , DESTRA ITALIANA, TRA PITONESSE, TRASFORMISMO E IDENTITA’.

La crisi come
categoria antropologica e spirituale.

Personalmente e con gli amici milanesi con cui da anni faccio politica nel PDL , a cui non avevamo creduto ancor
prima che nascesse e avremmo preferito una federazione fra Forza Italia ed Alleanza Nazionale, nel mio
intervento a chiusura dell’ultimo congresso di Milano e Provincia in cui parlai per ultimo, a nome degli
iscritti del Circolo La Rocca (circolo ambientale di AN) fra l’altro sottolinea il pericolo dell’insignificanza.
Purtroppo avevamo ragione: oggi rinasce FI e AN non c’è più, drammaticamente dissolta, resta il patrimonio
della Fondazione, dissolta la struttura, dispersi i dirigenti, in una diaspora spesso poco nobile, restano gli
ideali.
Per questo a fronte della proposta di Gianni Alemanno di partecipare ad un seminario rifondativo a Orvieto,
abbiamo deciso di partecipare in delegazione. Alemanno aveva riaffermato di aver creduto nel progetto del
PDL e non voler aderire a FI, partito liberale di massa, volendo riaffermare le scelte di identità, sovranità e
competitività nel solco della nostra tradizione cristiana e sociale.
Le ipotesi di una semplice rifondazione di AN appaiono peraltro riduttive e riteniamo senza prospettiva: cosa ci sarebbe infatti di nuovo per il bene comune, ci sarebbe in una riproposizione che partisse dagli stessi uomini che hanno
contribuito all’insignificanza ?
Nel rispetto delle singole persone riteniamo che un passo indietro non lo debba fare solo Gianfranco Fini: che credibilità, possono avere quelli che hanno fallito nel rappresentare i valori della destra politica  italiana ? E soprattutto quale è il loro progetto, atteso che traspare solo una umanissima tendenza a  ritagliarsi un piccolo spazio di sopravvivenza politico – personale ?

Non si tratta di escludere a priori, si tratta di guardare avanti e non è certo una questione di età; è  invece
una questio del saper superare la crisi che il nostro mondo sta attraversando cogliendo il senso vero e profondo della crisi  come categoria antropologica e spirituale.

Quest’estate poco prima che Alemanno mi chiamasse ero con i miei figli in alta montagna sotto il Cervino  oltre i 3000 m in luoghi talmente belli da far dimenticare ogni problema. Seduto in una pausa del cammino ho visto fra  strette rocce una pelle secca di serpente, vuota del suo precedente contenuto e ne son rimasto colpito.

Tornato alla baita di base con il mio tablet sono andato a riprendere quello che avevo letto negli anni precedenti sul tema, in particolare uno scritto di  un domenicano del XIII secolo, Giovanni Tauliero, che ancor oggi appare attuale : “Quando il serpente si accorge che la sua pelle comincia a invecchiare, a diventare rugosa e marcia, cerca un posto dove ci siano due pietre vicine fra di loro, e là si infila strisciando in quella strettoia, in modo che la vecchia pelle si  distacca completamente e sotto spunta la pelle nuova. Proprio così dovrebbe fare anche l’uomo con la  sua vecchia pelle, cioè con tutto quello che gli proviene dalla natura, per quanto grande e buono sia:  infatti sono certamente abitudini antiquate e piene di errori; per questo viene fatto strisciare tra due  pietre vicine fra loro…. E ORA PENSA SE QUALSIASI CREATURA, CON QUALSIASI NOME, TI TOGLIE DALLA  PROVA, ESSA ROVINA COMPLETAMENTE LA NASCITA DI DIO IN TE”.

L’allievo di Maestro Eckhart, da settecento anni ci lancia un messaggio attualissimo, il serpente continua a
vivere e lascia indietro ciò che non va bene, si rinnova non perdendo la sua identità o o morendo. Si tratta
di un passaggio che o attraversiamo coscienti della necessità di rinnovarsi o, se riproporremo i vecchi schemi,
decreterà definitivamente la morte della nostra esperienza politica.
Il termine crisi deriva dal greco “krimein” (separare, distinguere). È qualcosa che si rompe e si deve
analizzare. Dalla stessa radice deriva il termine “critica” cioè quell’osservazione discriminante che cerca di comprendere e prendere posizione davanti a ciò che si presenta. In cinese si scrive con 2 caratteri : pericolo
e opportunità ( ci mette in guardia, può farci ritirare, ma anche disporci ad avanzare).

Un’occasione per fare un salto di qualità e di crescita. In ogni crisi c’è una sfida che provoca :
1) Arretramento e dunque un retrocedere e regredire.
2) Una spinta ad avanzare, con fiducia che ridesti potenzialità latenti non ancora manifestate.

Le crisi sono situazioni di passaggio, costitutive della crescita del vivente, sia in natura sia negli esseri
umani, sia in ambito personale che collettivo. Occorre iniziare un “secondo viaggio” come Dante Alighieri:
” Nel mezzo del cammin di nostra vita/ mi ritrovai per una selva oscura/ chè la dritta via era smarrita/ Ahi,
quanto a dir qual era cosa dura/ esta selva selvaggia e aspra e forte/ che ne pensier rinnova la
paura!/Tant’è amara che poco più è morte;/ ma per trattar del ben ch’ì vi trovai,/ dirò de l’laltre cose ch’ì
v’ho scorte./ Io non so ben ridir com’ì v’intrai,/tant’era pien di sonno a quel punto/ che la verace via
abbandonai.” (Inferno, I, 1-12).


LA CRISI SI PRESENTA A DANTE COME UNA SELVA OSCURA, ASPRA, SELVAGGIO CHE LO SPAVENTA PERCHE’ HA
SAPORE DI MORTE. IN REALTA’ E’ COSI’ : L’IO DEVE MORIRE. E IN QUESTA MORTE C’E’ LA VIA VERSO LA VITA.
IL BENE E’ RAGGIUNTO PERCHE’ SI TROVA IN QUESTA SITUAZIONE, IL POETA DICHIARA DI NON SAPERE
COME VI E’ GIUNTO, ERA STATO ASSALITO DA TRE BESTIE: LA LINCE SIMBOLO DELLA LUSSURIA, IL LUPO
SIMBOLO DELL’AVIDITA’, IL LEONE SIMBOLO DELLA SUPERBIA. 

Entra nella profondità del suo intimo  accompagnato da Virgilio, il suo alter ego, e percorrendo i cerchi di Inferno, Purgatorio e Paradiso raggiunge il centro, accompagnato da Beatrice, la sua anima.

SENZA QUESTA PRESA DI COSCIENZA LA VITA RISTAGNA IN CONTINUE RIPETIZIONI. SOLTANTO IL VERO INCONTRO CON SE STESSO CONSENTE DI AVANZARE  VERSO LA COMPLETEZZA. Sembra la descrizione del percorso fatto e di quello che dovremo fare. 

LA CRISI E’ LA STRETTEZZA DELLA ROCCIA PER LA QUALE DOBBIAMO PASSARE PER LIBERARCI DA CIO’ CHE E’
RAGGRINZITO E CORROTTO, OCCORRE UNA FRATTURA REALE CHE METTA IN DISCUSSIONE IL PASSATO E
FACCIA CAMBIARE STRADA.

OGGI IL SISTEMA ECONOMICO E LA SOCIETA’ GENERANO “OMBRA” IL MALESSERE ATTUALE E’ LA MANIFESTAZIONE CHE CONSENTE DI PRENDERE COSCIENZA.  

ACCOGLIENDO TALI ELEMENTI DI MALESSERE,  POSSIAMO ASCENDERE VERSO VALORI UMANI CHE IL MODELLO IN CRISI HA TRASCURATO.
SIAMO ALLORA SPINTI A CAMMINARE VERSO UN MODELLO DI SOCIETA’, NON FONDATA SULL’AVIDITA’, MA
SULLA QUALITA’ DELL’ESSERE.


Benedetto Tusa