GIALLO MILANO: come riscrivere la storia
Di recente, nelle librerie, sugli stracolmi scaffali dedicati ai libri gialli, sono comparsi quattro volumetti Oscar Mondadori recanti in copertina entro un cerchio, ovviamente giallo, con la scritta “I gialli di Milano”. Sono la ristampa di quattro romanzi di Renato Olivieri, protagonista il commissario Giulio Ambrosio della questura di Milano. Questo ritorno in libreria, dopo molto tempo, è legato alla scomparsa di Olivieri avvenuta a Milano (8 febbraio 2013). Oggi pare poco significativo, con un gran numero di autori che ambientano nella nostra città le loro storie gialle, ricordare il precursore di questo florido filone letterario: ma Olivieri pubblicò la prima storia del commissario Ambrosio nel 1978. Il giallo italiano era quasi inesistente, ed a Milano avevano ambientato storie poliziesche in pochi. Andrea G. Pinketts nella presentazione del primo titolo di una recente nuova collana di gialli, non casualmente una antologia di racconti “milanesi”, conclude: <Giorgio Scerbanenco e Renato Olivieri battono le mani senza fare troppo rumore, come tutti gli educati estimatori>. Riconoscendone il ruolo di “padri fondatori”. Ma tra gli eroi, precursori del giallo meneghino, oltre a Luca Lamberti di Scerbanenco ed il commissario Ambrosio di Olivieri, devono essere ricordati Lazzaro Santandrea dello stesso Pinketts, e quale vero capostipite il commissario De Vincenzi nato negli anni trenta dalla penna di augusto De Angelis, in assoluto, uno dei padri del giallo italiano. E’ interessante notare che De Angelis, romano, ambienta quasi tutti i propri romanzi polizieschi a Milano, di fatto la città più “moderna” e più credibile come ambientazione per le indagini del commissario De Vincenzi. E’ anche sintomatico che Pinketts risulti essere l’unico milanese di nascita, dei quattro autori. Tornando ad Olivieri, tra le quattro ristampe citate “Il caso Kodra”, in assoluto la prima indagine di Ambrosio, con al centro Anna Kodra, profuga istriana. Anche se la tragedia del “confine orientale” è solo accennata, tenuto conto che la pubblicazione risale al 1978, e la “Giornata del ricordo” non era neppure nei sogni più sfrenati, anzi era considerato disdicevole quando era cosiderato un rigurgito fascista solo accennare la tragedia patita, appare un significativo atto di coraggio. Ma ben più esplicito è il “caso” sviluppato in “Dunque morranno”, del 1981, altra ristampa attualmente in libreria, con al centro le gesta (quattro assassinii) di un misterioso gruppo terroristico. Le origini dei fatti affondano nel lontano 1945 e nel sangue versato a Milano nei mesi che chiusero la storia della R.S.I. Nel 2008, Mursia pubblica “La bambina e il partigiano, Alfa Giubelli: storia di una vendetta” di Domizia Carafòli. Ecco come viene presentata nella quarta di copertina la storia di Alfa:<Il 15 luglio del 1944, una donna viene fucilata come “spia fascista” da una pattuglia di partigiani garibaldini per ordine di Aurelio Bussi, luogotenente di Moranino. All’omicidio è presente la sua bambina di dieci anni, Alfa. Orfana di madre il padre disperso […] Gli anni passano, l’ex partigiano, decorato di medaglia d’oro per il suo contributo alla resistenza, è diventato sindaco di Crevacuore […] Della bambina di quel giorno lontano si è dimenticato. Ma un pomeriggio di marzo del 1956 Alfa prende la corriera che da Alzo di Pella, sul lago d’Orta, porta a Crevacuore. Nella borsetta ha una pistola…>. Lo spunto per il libro alla Carafòli deriva da un opuscolo “In difesa di Alfia Giubelli” dell’avvocato, e senatore Gastone Nencioni che difese Alfa nel processo per omicidio. Chissà se anche Olivieri ebbe occasione di leggerlo.
Renato Olivieri “Il caso Kodra” (Oscar Mondadori, pp.208, euro 10,00)
Renato Olivieri “Dunque morranno” (Oscar Mondadori, pp.161. euro 10,00)
Domizia Carafòli “La bambina e il partigiano” (Mursia, pp.236, euro 17,00)