PARTITI TUTTI INSIEME…. PER DIVIDERE.
Il 29 maggio 2014, la Camera dei deputati ha approvato, 381 voti favorevoli , 30 contrari e 14 astenuti, un testo in relazione alla modifica dei presupposti per la domanda di scioglimento del matrimonio civile/cessazione degli effetti civili del matrimonio concordatario.
Nella scia del riconoscere il divorzio come un “diritto” e non come “extrema ratio”, si è dunque ridotto a dodici mesi il periodo minimo di separazione dei coniugi necessario per la presentazione della domanda di divorzio (se la separazione era stata contenziosa); mentre il termine è ridotto a sei mesi nel caso di separazione consensuale.
La presenza o meno di figli minori nati nel matrimonio non inciderà sulla durata del periodo di separazione che permette la richiesta di divorzio.
Il provvedimento è passato ora all’esame del Senato.
Il testo unificato modifica la legge sul divorzio (n. 898/1970) e grandemente facilita il procedimento, oltre che in relazione alla decorrenza dei termini per le richieste, in punto scioglimento della comunione legale e di conservazione dei provvedimenti temporanei, con riferimento alla comunicazione allo stato civile dell’autorizzazione a vivere separati. Da ultimo, poi con la disciplina transitoria le modifiche potranno essere applicate anche ai casi di attuale pendenza di separazione personale dei coniugi.
Tutti i partiti sono stati uniti nel dividere, atteso che nessuno di essi si è opposto, anche nel centro destra, fuorchè i Popolari per l’Italia di Mario Mauro con gli on.li Binetti, Sberna e Gigli.
Tutto il rimanente centro-destra ha, infatti, votato a favore del divorzio lampo.
Lodevoli eccezioni fra i trenta contrari, nel NCD gli on.li Pagano, Roccella e Calabrò, Fedriga della Lega Nord, Palmieri di Forza Italia.
Fratelli d’Italia ha votato a favore attraverso la dichiarazione di La Russa.
Con l’applauso finale si è celebrata la vittoria dell’individualismo sulla famiglia, un altro tassello alla distruzione del corpo sociale, di cui la famiglia è fondamento, ove plaudire per una legge che regola il fallimento di un matrimonio appare a dir poco improprio.
Gli stretti tempi, imposti dal nuovo testo riformato, impediranno momenti di ripensamento, di sedimentazione del clima acceso, possibilità meditata di risoluzione dei drammi relativi all’affidamento dei figli, oltre che in tema di assegnazione della casa ed alimenti.
Ma non solo a ciò i deputati non hanno pensato: han scordato infatti, che molti sono stati votati perchè rappresentassero in Parlamento anche il valore della famiglia e gli elettori attenti ne terranno certamente conto al prossimo turno elettorale.
Benedetto Tusa