DA DESTRA.IT

La realtà di Salvini, i sogni dei fusionisti e il sonno dei destristi

☞ Marco Valle del 28 ottobre 2014✎

La signora Poli Bortone è una donna simpatica, elegante e intelligente. Tre qualità ormai rare in un tempo volgare come l’attuale che però non sempre coincidono con il realismo politico. Il suo appello fusionista per un fronte articolato sovranista esteso dalla Lega a Casa Pound (un dato già acquisito) passando per FdI e altre realtà destriste (più o meno fantomatiche o localiste) non sembra riscuote grande interesse. Perchè?

Qualche veloce nota. Partiamo da Salvini. Da qualche mese, inaspettamente, il ruspante segretario ha rivitalizzato il cadavere bossiano. Con indubbia bravura, il Matteo è riuscito a pensionare lo sputtanato Capo e ad imporsi sul “cerchio magico” che  lo circondava (un cenacolo di scemi/e che gestiva malissimo politiche e denari della Lega); poi, con l’appoggio del malfermo Maroni, ha scardinato l’impianto “ideologico” paleo padano (una somma di primitivismo politico, rancori sociali e piccoli interessi privati) e ha rintuzzato i litigiosi e ottusi capi tribù bergamaschi, varesini e veneti. Tre passaggi che non solo hanno ridato fiducia alla malconcia base padanista e rimosso (almeno parzialmente) brutti ricordi, ma che consentono oggi a Salvini un ruolo da protagonista sulla scena nazionale.

La politica è questione di tempi. Di decisioni. Di rapidità. Salvini lo sa. Con spregiudicatezza il successore di Bossi si è scrollato da dosso un’immagine perdente, ha archiviato Pontida e il folclore “nordista” e ha puntato tutte le sue energie verso il grande vuoto politico: la destra. Un blocco sociale composito, plurale, interclassista, un’area decisiva ma ormai senza più riferimenti e speranze, senza interlocutori e riferimenti, un elettorato sbandato tra Grillo e Renzi.

La partita è solo agli inizi, ma le prime mosse della Lega.2 si sono dimostrate vincenti. L’opposizione chiara all’Europa dei burocrati e delle banche, l’alleanza con Marine Le Pen, il risultato pieno alle Europee, l’elezione in centro Italia dell’ingombrante Borghezio, il successo della manifestazione del 18 ottobre a Milano, l’ipotesi di un movimento pan-italiano euro-critico, l’apertura alle forze “irregolari” della destra dispersa, hanno pagato, stanno pagando.

Al tempo stesso Salvini è attento a non strappare vecchi rapporti. La sua nuova amicizia con Putin, le generose sponsorizzazioni dell’ambasciata russa sono il risultato più evidente delle frequentazioni del giovane Salvini con il vecchio Berlusconi. Nei momenti di lucidità l’ex Cav. è ancora temibile. Evaporato Formigoni e svanito l’appoggio di Comunione e Liberazione, Berlusca ha bisogno di un referente forte a Milano e in Lombardia: troppi gli interessi in gioco (le aziende di famiglia e l’Expò ad esempio), troppi gli intrecci (la sanità lombarda affidata da Maroni all’insulso Mantovani…), troppi i ricatti (i tanti aiuti finanziari di Arcore per saldare i debiti leghisti) che pesano ancora. Da qui la necessità (per entrambi gli interlocutori) di un doppio binario per costruire l’ipotesi di una candidatura leghista e unitaria del centro destra al Comune di Milano (momento centrale) e avviare  — parallelamente alla rifondazione in atto di Forza Italia e la sua trasformazione in una forza centrista — la costituzione di un partito nazionale neo lepenista post ideologico. Insomma, un nuovo contenitore “di lotta e governo”, con una gamba (quella berlusconiana) capace d’interloquire e magari d’allearsi con Renzi e un’altra (i “salviniani” con nuovi apporti) d’opposizione e lotta.

Un progetto complicato ma non impossibile che passa (obbligatoriamente) per lo svuotamento e la marginalizzazione della destra post-missina. Il “fusionismo” è solo una possibilità secondaria e subalterna. L’offuscamento di Fratelli d’Italia — un dato evidente e preoccupante, confermato dal disastro elettorale di Reggio di Calabria — non può che facilitare questo passaggio. Lo sforzo generoso di Giorgia Meloni, lo sventolio dei tricolori, l’impegno dei militanti (e tanto meno l’iconizzazione elettoralistica di Giorgio Almirante)  non sono sufficienti a colmare un ritardo programmatico e una vaghezza d’obiettivi, non bastano a coprire un’evidente stanchezza di un personale politico spesso spossato o/e impreparato.

La presenza di Casa Pound — una realtà matura,  strutturata e giustamente ambiziosa — nell’edificazione del neo leghismo patriottico ed euroscettico deve far pensare e riflettere. Gli scenari sono in movimento, tutto sta per cambiare (con buona pace della signora Poli Bortone e di tanti ex ministri, ex deputatoni ed ex deputatini post-an). Il minimalismo politico e la pigrizia intellettuale non pagano. I ritualismi e i simboli cari al “piccolo modo antico” sono ormai usurati. Scaduti. Ancora una volta chi si ferma è perduto.