dal Giornale d’Italia, intervista al candidato alle elezioni comunali di Milano Ferrentino.

L’INTERVISTA

13/05/2016 10:38

A Milano esempio Marchini

Parla Bryan Ferrentino, candidato al Comune ed esponente dell’anima sociale e cattolica della città

A Milano esempio Marchini

 

A meno di un mese dalle elezioni amministrative di Milano, intervistiamo Bryan Ferrentino, esponente di quell’anima della politica sociale e cattolica milanese ormai dispersa in mille rivoli che mai come in questo contesto storico necessita di rappresentanza e azione concreta.

Chi è Bryan Ferrentino e per quale motivo ha accettato di candidarsi?

“Ho 27 anni e non sono un professionista della politica, lavoro al di fuori del circuito politico nella Direzione legale di un Ospedale milanese e secondo me questo fattore è essenziale per essere liberi nel proprio operato in politica.  Libero economicamente è possibile essere liberi anche intellettualmente. Sono stato rappresentante sia della facoltà di giurisprudenza sia degli studenti dell’Università Bicocca di Milano e ora ho accettato questa sfida per il Consiglio Comunale nella Lista Civica Parisi – Io Corro per Milano per una Milano Unica – nella consapevolezza di essere circondato dagli amici del Circolo La Rocca ed insieme vorremo migliorare la nostra città.

Negli ultimi anni quali sono stati gli errori più evidenti della politica milanese?

“Di errori ce ne sono stati molti, vorrei però porre l’accento su uno in particolare, passato assolutamente sotto silenzio: l’aver venduto l’area di Porta Nuova, nel pieno centro di Milano, agli emiri del Qatar lo Stato che sostiene la Fratellanza Musulmana (organizzazione dichiarata terroristica in molti Paesi del mondo e che adesso ha anche una candidata al Consiglio Comunale di Milano tra fila del Partito Democratico).  Insomma, la politica non dovrebbe essere connivente con questo tipo di operazioni, ma mostrare decisione e concretezza, anche perché così oltre a vendere pezzi del nostro territorio a personaggi che favoriscono l’islam fondamentalista, si danneggia anche il tessuto sociale milanese fatto di piccole e medie aziende che nulla possono contro questi colossi finanziari”.

Per quanto riguarda il tema della Famiglia, sotto attacco anche a seguito dell’ultima  votazione che ha approvato la legge sulle unioni civili, cosa si può fare a Milano?

“Innanzitutto, se venissi eletto in Consiglio Comunale, mi farò portavoce nel chiedere al sindaco Parisi (Sala ha già espresso pieno sostegno alla lobby LGBT) una presa di posizione forte come quella di un altro candidato sindaco, Alfio Marchini a Roma. È necessario che nascano Sindaci “obiettori di coscienza” che si rifiutino di celebrare nozze tra persone dello stesso sesso. Amore e misericordia con tutti, ma non possono esistere compromessi con la propria coscienza.

A Milano abbiamo assistito alla trasformazione dei nomi da Papà e Mamma a Genitore 1 e Genitore 2, una neolingua che non può essere tollerata in un Paese civile. Mi piacerebbe poi aiutare le giovani coppie (come me e la mia fidanzata) a mettere su famiglia, prevedendo una diminuzione dell’aliquota relativa al pagamento delle imposte comunali per il primo anno di matrimonio e una riduzione progressiva delle aliquote dell’addizionale Irpef per ogni figlio a carico. E poi, a proposito di figli, c’è il problema delle teorie gender insegnate nelle scuole, personalmente prediligerei altri tipi di insegnamenti in continuità con una concezione naturale della vita”.

Altro problema fondamentale per i milanesi è quello della sicurezza

“Lo stato di abbandono in cui versano le periferie di Milano è un altro fallimento della giunta Pisapia. Fallimento che coinvolge ormai anche parti centrali della città. Il tema della sicurezza viene affrontato sulla scia degli slogan buonisti che minimizzano la realtà che circonda noi cittadini.

È necessario organizzare per ogni zona di Milano due punti fissi H24 di militari/polizia che presidino il territorio. Questo non significa militarizzare la nostra città, come potrebbero dire i benpensanti, ma spendere bene i nostri soldi che a vario titolo paghiamo a Stato, Regione e Comune. Poi c’è la problematica relativa all’emergenza profughi, di una corretta coordinazione tra Stato e Comune che non sta avvenendo, così da aiutare correttamente il nostro prossimo ed evitare di incrementare una guerra dei poveri”.

Ma per quello c’è bisogno di un’intervista intera…

“Sì, infatti, anche sull’emergenza profughi, o in alcuni casi presunti profughi, ce ne sarebbe da dire…”.

Quindi cosa bisogna fare il 5 giugno a Milano?

“Sulla scheda azzurra del Consiglio Comunale bisogna votare il sindaco Stefano Parisi e barrare il simbolo giallo della Lista Civica Parisi e scrivere il mio cognome: Ferrentino, così da esprimere una presenza sociale e cattolica a Palazzo Marino. Insieme possiamo governare Milano nella consapevolezza di essere liberi, senza padrini e senza padroni che ci indicano come votare e cosa dire”

#iocorropermilano