Mondo cattolico e family day

MONDO CATTOLICO E FAMILY DAY: SCELTA RELIGIOSA O PRESENZA? POLITICA ALLA CORTE DEL PRINCIPE O NO AL REFERENDUM?

La giornata del Family day ha introdotto un momento di acceso dibattito nel mondo cattolico e non solo in quello, considerato che la difesa e la tutela della famiglia investe la vita anche dei non cattolici, peraltro presenti in piazza, in questa sede però cercheremo non di fare il punto sulle polemiche che da parte laicista l’hanno investito, ma di comprendere il dibattito sorto e le conseguenze prodotte.

E’ notorio che una parte del movimentismo cattolico non ha partecipato a tale manifestazione, sostenendo varie ragioni, quali il mancato placet pubblico della Chiesa italiana o la presunta divisività dell’evento; occorre però oggi cogliere, al di là delle polemiche passate, l’importanza di quel momento in relazione alle successive ed attuali prese di posizione e giudizio.

Interessante segnalare la frase pronunciata da Marco Invernizzi dirigente del Comitato “Difendiamo i nostri figli” e di Alleanza Cattolica al popolo del Circo Massimo il 30 gennaio 2016:” voi non siete l’ultima trincea del mondo che muore ma l’inizio di qualcosa che comunque nascerà dopo la fine dell’Occidente, che muore sotto il peso dei propri errori e del proprio peccato sociale.”. Per visitarne il sito: http://www.difendiamoinostrifigli.it/

Una sorta di invito ad un impegno, ad una presenza, nello specifico in opposizione alla legge c.d. Cirinnà, opposizione che in Parlamento non aveva una rappresentanza (se non in poche lodevoli persone) un invito in pratica ad un’azione sussidiaria alla politica occupata e dominata senza titolo dal sistema “renzista”.

Il Presidente del DNF Massimo Gandolfini, ricordando il grido levatosi dalla folla “ce ne ricorderemo” accogliendo in data 17 marzo l’istanza di autosospensione dal Comitato nazionale DNF di Mario Adinolfi, Gianfranco Amato e Nicola Di Matteo, in coerenza con lo Statuto, che prevede l’incompatibilità per chi ricopre cariche istituzionali o partitiche, ebbe a scrivere in un comunicato stampa del 18.03.16 : “Il Comitato nazionale non si riconosce in nessun partito e ribadisce la propria identità di assoluta autonomia, confermando la vocazione a grande movimento di popolo con il compito di riunire e dare voce alle famiglie italiane, oggi offese da progetti di legge che non le aiutano, non le proteggono, anzi le mortificano equiparandole di fatto a qualsiasi forma di convivenza affettiva. Lo stesso naturale e sacrosanto diritto di ogni bimbo di avere una madre ed un padre viene dolorosamente ignorato a vantaggio di oltraggiosi quanto inesistenti diritti di coppie “omogenitoriali”, con la relativa abominevole pratica dell’utero in affitto. Nei prossimi mesi sarà compito del Comitato indicare – senza fare sconti a nessuno e nel massimo rispetto della libera scelta di ciascuno – i partiti e gli uomini di partito che hanno coraggiosamente scelto di farsi rappresentanti/sostenitori delle nostre istanze, e con altrettanta chiarezza, quelli che ci hanno ignorato o combattuto. Lo faremo già a partire dalle prossime elezioni amministrative e con l’attenzione puntata al referendum di ottobre, ove la posta in gioco non è affatto economica o di snellimento burocratico (abolizione del Senato elettivo o del CNEL), bensì di tutela dell’ordinamento democratico, concretamente messo a rischio da imposizioni autoritarie personalistiche, come ci ha insegnato la vergognosa vicenda del bavaglio imposto al confronto democratico, attraverso il “maxiemendamento” e il voto di fiducia, su una legge di enorme valore etico. A tutti ricordiamo il grido levatosi dal Circo Massimo: “Ci ricorderemo!”.

Gli esiti di questa frase si sono manifestati nella presa di posizione sull’invito militante a votare no al referendum costituzionale. http://www.difendiamoinostrifigli.it/flyer/ManifestoNOreferendum.pdf

E’ uscito un libro sul tema che merita di essere letto. Si intitola L’Italia del family day e consiste in un dialogo sulla deriva etica dell’Italia e dell’intero Occidente fra il leader del comitato Difendiamo i nostri figli, Massimo Gandolfini, e il giornalista Stefano Lorenzetto (pp. 227, Marsilio 2016).

Questa estate al Meeting di Rimini, Cl è stata attraversata da questo dibattito sul Family Day e su come porsi in relazione al nuovo clima instaurato in Italia, interessante notare ad li là del discutibile episodio propagandato dal quotidiano Repubblica, della “Madonna velata” e su cui l’ufficio stampa del Meeting ha smentito che ci fosse stata indicazione di coprirla per non offendere gli islamici ed altri; interessante di converso leggere la lettera aperta di monsignor Luigi Negri, arcivescovo di Ferrara-Comacchio, al professor Agostino Giovagnoli, ordinario di Storia contemporanea all’Università Cattolica di Milano, in seguito al suo intervento al Meeting di Rimini in cui si è presentata una rilettura della storia della Chiesa italiana degli ultimi trenta anni, a partire da una critica al Convegno ecclesiale di Loreto del 1985.

Il dissenso di Mons. Luigi Negri verte proprio sul tema scelta religiosa o presenza, ove si legge: Sono due i punti di dissenso dalla tua posizione: Il primo riguarda una rilettura scorretta, gravemente scorretta, di quello che è stato il grande convegno di Loreto del 1985. In quell’occasione Giovanni Paolo II si prese la responsabilità di indicare le linee di una identità dei cattolici italiani nel loro servizio al bene comune, riproponendo in maniera esplicita il valore insostituibile della Dottrina sociale della Chiesa, considerata come elemento dinamico così come era stato lungo la storia degli ultimi secoli. Tu accenni a una resistenza: io ricordo bene il clima di resistenza e di distanza in cui l’intervento del Santo Padre fu seguito quasi senza nessun applauso. Applausi che invece debordarono moltissimi nei confronti dell’allora presidente dell’Azione Cattolica, di cui purtroppo ora non ricordo il cognome ma che era certamente su posizioni molto diverse da quelle di san Giovanni Paolo II. Il Papa chiuse allora una stagione triste della Chiesa italiana piena di complessi di inferiorità, piena di reticenze, di resistenze; ha chiuso il dualismo fede-politica, fede-cultura, fede-ragione, ridando il senso dell’avvenimento della fede come avvenimento unitario, globale, aderendo al quale si procede verso il cambiamento integrale della propria intelligenza, della propria affezione. Il contributo che Loreto ha indicato ai cattolici italiani era quello di una presenza fortemente identificata. Non contro nessuno: fortemente identificata come avvenimento di fede, fortemente identificata come appartenenza al mistero della Chiesa e soprattutto tesa a investire la realtà della vita sociale di una presenza missionaria nella quale – e attraverso la quale – avveniva un significativo incontro tra i cattolici e le altre componenti della vita sociale italiana. Il modo per lavorare per l’unità – e qui entro nel secondo livello delle mie osservazioni  è esattamente questo appena descritto. Non di lavorare senza identità, senza caratterizzazioni per una unità del popolo italiano che così come viene adombrata da te non c’è mai stata; per una unità che è tutto sommato una sorta di indifferenza che è la promessa se non già l’esperienza di una omologazione, che è certamente oggi il grande pericolo della nostra società.  Ciascuno non sa più chi sia veramente perché mancano le possibilità di quell’approfondimento della propria identità che – come diceva il mio grande maestro don Luigi Giussani – è la condizione per una effettiva possibilità di dialogo. Il dialogo è il dialogo tra identità, non è una sorta di meccanismo neutrale che c’è per forza propria. Io ho lavorato più di sessanta anni per la Chiesa in Italia, e credo che il contributo che ho dato insieme a tantissimi amici di Comunione e Liberazione (Cl) sia stato quello del recupero di una identità cristiana in funzione di una missione sempre più forte, più libera, capace di creare effettivamente una società più vera, più libera, più umana.”.

All’orizzonte dunque una linea di riaffermazione e presenza dell’identità cristiana, che vale la pena prendere in serio esame e sostenere con forza, senza cadere in trappole dialettiche, ma restando fedeli alla dottrina sociale della Chiesa e del magistero Pontificio e da laici farsene interpreti nella vita ordinaria e per il bene comune.

Benedetto Tusa