Il Papa: “È disumano respingere i migranti” Ma avverte: “Imprudente nei calcoli se si riceve più di quanto si possa integrare”
Sull’aereo che lo riporta a Roma da Malmo, papa Francesco torna criticare le sempre maggiori restrizioni dei Paesi europei all’arrivo dei migranti. “Alla lunga questo si paga politicamente – avverte – come anche si paga quando si sbagliano i calcoli pensando di poterne ricevere di più di quanti se ne possano integrare. Quando chi arriva non è integrato si ghettizza, entra in un ghetto e da qui nascono molti problemi”.
Secondo papa Francesco, erigere mura“è pericoloso”. E in tema di frontiere e accoglienza“la più cattiva consigliera è la paura, la migliore è la prudenza”. “Non dobbiamo spaventarci – spiega Bergoglio – per le ondate di migranti: l’Europa è stata fatta con una continua integrazione di culture: una cultura che non si sviluppa in rapporto con l’altra cultura si chiude – continua il Pontefice – non voglio offendere nessuno ma l’esempio è quello dell’Islanda dove possono leggere i loro classici di mille anni fa senza difficoltà perchè non hanno avuto le ondate migratorie come le ha avute l’Europa”.
Reduce dai colloqui con il premier svedese Stefan Lofven, papa Francesco si sofferma poi sulla situazione della Svezia rinvitando a distinguere tra migranti e rifugiati. “Il migrante deve essere trattato con certe regole: ha diritto a migrare, ma questo diritto è molto regolato – puntualizza – il rifugiato fugge da situazioni di guerra vivendo in una terribile angoscia e ha bisogno di più cura, di più lavoro”. Berglio è convinto che non si possa “chiudere il cuore a un rifugiato“, ma invita al tempo stesso a comprendere “la prudenza dei governanti”. “Si deve essere molto aperti e insieme fare il calcolo di come poterli sistemare – spiega – un rifugiato non si deve solo riceverlo ma anche integrarlo, cioè cercare subito come offrirgli casa, scuola, lavoro: questo è integrare un popolo”.
Da argentino e sudamericano Bergoglio ringrazia la Svezia per la grande accoglienza che ha dato durante le dittature militari a quanti fuggivano dall’Argentina, dal Cile e dall’Uruguay e in generale dall’America Latina. “Un funzionario svedese – conclude il Santo Padre – mi ha spiegato che in questo momento arrivano così tanti che non si fa in tempo a sistemarli. La prudenza deve fare questo calcolo, se diminuisce il numero dei possibili accolti non lo fa per egoismo, la prudenza è quella di avere il tempo necessario per integrarli”.