Libertà religiosa nel mondo.
La situazione sta peggiorando in molti Paesi. Un cristiano su sette vive in terre di persecuzione. Sono quasi 300 milioni i cristiani che soffrono persecuzione.
In molti stati la libertà religiosa, non si concretizza attraverso una libera opzione, ma diventa una scelta di vita o di morte, ogni anno numerosissime persone, sono trucidate, spariscono, vengono messe in prigione, per il solo fatto di praticare una religione.
Risultato di una accurata ricerca, fatta nel biennio 2016 – 2018 è stato ancora una volta pubblicato dall’Associazione aiuto alla Chiesa che soffre (ACS) il “Rapporto 2018 sulla libertà religiosa nel mondo” che rende pubblica la tenebrosa e silenziosa persecuzione contro le persone che intendono praticare la propria fede. Presentato a Roma presso l’Ambasciata italiana presso la Santa Sede il 22.11.18, descrive un cupo quadro di persecuzioni.
Sono 38 gli stati presi in esame in cui sono state riscontrate violazioni della libertà religiosa gravi o estreme.
- 21 Paesi sono classificati come luoghi di persecuzione: Afghanistan, Arabia Saudita, Bangladesh, Birmania, Cina, Corea del Nord, Eritrea, India, Indonesia, Iraq, Libia, Niger, Nigeria, Pakistan, Palestina, Siria, Somalia, Sudan, Turkmenistan, Uzbekistan e Yemen.
- 17 invece sono luoghi di discriminazione: Algeria, Azerbaigian, Bhutan, Brunei, Egitto, Federazione Russa, Iran, Kazakistan, Kirghizistan, Laos, Maldive, Mauritania, Qatar, Tagikistan, Turchia, Ucraina e Vietnam.
Di fatto: il 61% della popolazione mondiale vive in Paesi in cui non vi è rispetto per la libertà religiosa; nel 9% delle nazioni del mondo vi è discriminazione; e nell’11% degli Stati vi è persecuzione.
I dati raccolti da ACS ci dicono che:” In 17 di dei 38 Stati in cui si registrano violazioni della libertà religiosa – dunque quasi la metà del totale dei Paesi di persecuzione e discriminazione – la situazione è peggiorata durante il periodo in esame. In altri – quali Corea del Nord, Arabia Saudita, Nigeria, Afghanistan ed Eritrea – il quadro è rimasto invariato, giacché così grave da non poter peggiorare.”
Il rapporto evidenzia, anche la deriva ultra-nazionalista in India ove si è registrato un significativo aumento della persecuzione religiosa, in coincidenza della ascesa del Bharatiya Janata Party (BJP) nel 2017 sono stati infatti compiuti: “736 attacchi contro i cristiani, con un netto aumento rispetto ai 358 del 2016”.
L’ultra-nazionalismo attacca attraverso le struttura statuali tutte le fedi e si manifesta con l’applicazione di misure restrittive che vanno a colpire in modo deciso la libertà religiosa : “Esempi eclatanti in tal senso sono la CINA, dove i nuovi “regolamenti sugli affari religiosi”, impongono ulteriori restrizioni ai gruppi religiosi, e la COREA DEL NORD, dove si ritiene che migliaia di cristiani siano detenuti in campi di prigionia, dove ricevono un trattamento più duro degli altri detenuti a causa della loro fede.”
Il fondamentalismo di matrice islamica è presente in 22 Paesi, in cui vivono in totale un miliardo e 337 milioni di persone, il rapporto sul tema fa luce sul punto: “Se Boko Haram in NIGERIA sembra perdere terreno, nel periodo in esame sono aumentate le violenze da parte dei pastori militanti islamici di etnia fulani. Violenti attacchi anticristiani continuano a verificarsi in Egitto, dove ai quattro gravi attentati avvenuti nel periodo in esame al Cairo, Alessandria, Tanta e Minya, si aggiunge l’attacco terroristico del 2 novembre scorso al bus di pellegrini copti a Minya. Un’altra piaga che affligge la comunità cristiana egiziana è il rapimento e la conversione forzata all’Islam di adolescenti, ragazze e donne cristiane. Almeno sette ragazze copte sono state rapite e convertite nell’aprile 2018. La stessa sorte spetta ogni anno a circa 1000 ragazze cristiane e indù in Pakistan.”
Molta importanza viene data, infine, alla:” cortina di indifferenza dietro la quale le vulnerabili comunità di fede continuano a soffrire, mentre la loro condizione viene ignorata da un Occidente secolarizzato. La maggior parte dei governi occidentali non ha provveduto a fornire la necessaria e urgente assistenza ai gruppi di fede minoritari, in particolare alle comunità di sfollati che desiderano tornare a casa nelle rispettive nazioni dalle quali sono stati costretti a fuggire.”
Occorre non praticare un indifferente complice silenzio e che ognuno di noi si faccia carico dell’impegno a diffondere il rapporto ACN e sostenere i perseguitati, avanguardia dolente di quello che potrebbe accadere anche nella nostra nazione.
Benedetto Tusa