Preghiera di una monaca inglese del diciassettesimo secolo.
Signore, tu sai meglio di me che io sto invecchiando e che un giorno sarò vecchia. Tienimi lontana dall’abitudine di pensare di avere sempre qualcosa da dire su ogni argomento e in ogni occasione. Liberami dal desiderio di sbrogliare gli affari di tutti. Rendimi disponibile, ma non senza senno, capace di aiutare ma non autoritaria. Con la mia vasta provvista di saggezza potrebbe sembrare un peccato non usarla tutta, ma tu sai, Signore, che io desidero avere alcuni amici alla fine.
Trattieni la mia mente dal racconto di dettagli infiniti; dammi ali per arrivare al punto cruciale. Sigilla le mie labbra sui miei dolori e mali fisici. Essi sono in aumento e la tentazione di riversarli diventa sempre più dolce man mano che gli anni passano. Non oso chiedere la grazia sufficiente per domandare di apprezzare il racconto dei mali altrui, ma aiutami a sopportarli con pazienza.
Non oso chiedere una memoria che migliori, ma un po’ più di umiltà e meno testardaggine quando la mia memoria sembra cozzare con quella degli altri. Insegnami la gloriosa lezione che in qualche occasione posso avere torto.
Mantienimi ragionevolmente mite; non voglio essere una santa – con alcuni di loro è così difficile convivere – ma una persona vecchia e acida è uno dei capolavori del demonio.
Dammi la capacità di vedere cose buone in luoghi inaspettati e talenti in persone inaspettate. E dammi, o Signore, la grazia di dirglielo.
Amen
Fonte: riportato da Alba Marcoli, Passaggi di vita. Le crisi che ci spingono a crescere, Mondadori, 2003
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