Bouar, 3 novembre 2013
Carissime Madre e Sorelle, il Signore vi dia Pace!
Questo dono lo si sta invocando da ogni parte della terra e anche qui in Centrafrica.
Penso che siate al corrente di ciò che stiamo vivendo in questi giorni a Bouar. Continuate a innalzare con noi una preghiera piena di fiducia al Signore.
Vi condivido in breve cosa stiamo vivendo con la nostra gente.
Da alcuni giorni sentivamo voci di un possibile arrivo di nuovi ribelli nella città di Bouar. Il loro scopo è quello di cacciare dal Paese i ribelli stranieri che hanno preso il potere nel mese di marzo (è veramente una lotta continua…al potere!!!!!).
Queste voci sono diventate realtà il giorno 26 ottobre. Al mattino la missione è stata invasa da una fiumana di gente, donne, bambini, uomini…con qualche bagaglio in mano e sulla testa…Era un correre, ovunque, ma la direzione che dava sicurezza era la chiesa, le strutture delle case parrocchiali, i conventi e il centro di accoglienza per i missionari. Le porte si aprivano per tutti questi rifugiati. In un attimo il volto della missione è cambiato…più di 4.000 persone erano arrivate!!!! Non si vedeva più un pezzetto di spazio. Gli spari con armi pesanti hanno incominciato a farsi sentire e sono durati un bel momento. Erano nella zona del campo militare, non molto lontano da noi. La preghiera era la sola arma che dava forza a tutti…
Anche noi abbiamo aperto le porte del monastero a questi rifugiati, mentre la nostra foresteria è stata adibita a infermeria : piccolo “dispensario da campo” per le urgenze. Il medico e gli infermieri dell’ospedale sono venuti da noi per poter lavorare, perché l’ospedale non era più sicuro. Noi ci siamo messe quindi all’opera cercando di preparare tutto il necessario.
Sono incominciati ad arrivare i feriti, soprattutto bambini che si trovavano nella zona pericolosa. Grida e pianti non cessavano. Le infermiere facevano il possibile per confortare i bambini… In una stanzetta della nostra infermeria abbiamo accolto una bimba di nome Divina, di 6 anni circa, molto ferita. Hanno cercato di metterle la flebo perché aveva sete, non gridava ma parlava con una vocina che strappava le lacrime…Il suo caso era grave. L’hanno portata in ospedale per cercare di operarla, ma lei…se n’è andata in cielo. A un’altra bambina piccola hanno dovuto amputare un braccio e così altri casi drammatici.
In questa situazione di “ morte”, ci sono stati anche degli “inni alla vita”. Infatti, la sera di domenica 27 ottobre una donna bussa al nostro cancello perché ormai sanno che l’infermeria è da noi. E’ una donna che deve partorire. La portiamo all’infermeria “ da campo” cioè sotto il nostro chiostro all’aperto. Sono le sette di sera e …poco dopo dal refettorio sentiamo un vagito: “ E’ nata!!!!” Allora corriamo tutte a vedere la piccola neonata. E’ venuta al mondo in una circostanza poco favorevole….ma lei è viva e noi le facciamo festa! Probabilmente è la prima bimba che nasce sotto il chiostro di un monastero!!!! Naturalmente abbiamo detto alla mamma di chiamarla “Chiara” e lei era felice (la bambina è quella che vedete nella foto, due minuti dopo la nascita…..).
L’arrivo di militari che fanno parte della forza di pace dell’Africa Centrale per la protezione dei civili ha rassicurato un po’ tutti. Si sono installati proprio davanti al nostro monastero (così proteggono anche noi…).
Da alcuni giorni non si sentono più gli spari e “ sembra” che la vita sia diventata normale. La gente è più serena, ma non vuole lasciare la missione…hanno paura : corrono voci che non rassicurano. Eppure più si prolunga la loro permanenza, più c’è pericolo di malattie perché con un tale affollamento è difficilissimo custodire l’igiene. Sono giunti anche alcuni medici senza frontiere per aiutare a curare la gente.
Ogni sera il curato, aiutato dalla gente della parrocchia, raduna tutti i bambini nella Cattedrale per fare un po’ di animazione e poterli distendere, cercando di far loro vivere il più serenamente possibile questo momento difficile. Dal nostro monastero è bello sentire i bimbi cantare, gridare, e divertirsi …..
In questa situazione di sofferenza è stato bello constatare che il punto di riferimento, il luogo che dava sicurezza alla gente, anche ai nostri fratelli musulmani, era la parrocchia. In effetti, proprio il primo giorno durante il fuggi-fuggi generale … la prima a bussare alla porta della nostra cappella per cercare rifugio è stata una famiglia musulmana che conosciamo bene. Erano in quindici persone con bimbi piccoli. Non sapevano più come ringraziarci per aver loro aperto la nostra casa. Sono rimasti per tre giorni accampati nel nostro parlatorio.
Carissime vi ho condiviso un po’ di ciò che stiamo vivendo a Bouar in questi giorni. Non sappiamo che cosa ci aspetta nei prossimi, ma la certezza della presenza del Signore in mezzo a noi ci fa guardare avanti con fiducia perché Lui non abbandona i suoi poveri e quelli che confidano in Lui. Ancora di più in questa circostanza comprendiamo quanto sia indispensabile la preghiera e l’abbandono nelle mani buone del Signore Gesù.
A tutte il nostro grazie per il dono della vostra preghiera incessante, con affetto e gratitudine
Sr Maria Letizia e Sorelle