Chi osa parlare della differenza tra unioni etero e gay, sarà “cancellato”.
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Il vicepresidente dell’Unione giuristi cattolici italiani, racconta
«Venga a parlare alla conferenza che faremo sull’emigrazione». Giancarlo Cerrelli, vicepresidente dell’Unione giuristi cattolici italiani, aveva declinato l’invito di Francesca Gallello, presidente internazionale dell’associazione “Radici”, spiegandole di non essere competente sul tema dell’emigrazione. Vista l’insistenza, Cerrelli ha ribattuto che avrebbe potuto trattare il tema dell’emigrazione, ma con riferimento al mutamento del profilo giuridico della famiglia da ieri a oggi. Gallello ha accettato entusiasta, eppure sulle foto del convegno l’avvocato non appare e le sue frasi sono state riportate dalle cronache locali come eversive. Come mai?
IL CONVEGNO. Sabato 13 aprile, Cerrelli entra nell’aula del Centro polivalente dell’ex palazzo Porti di Cirò Marina (Crotone) per partecipare all’incontro dal titolo “Emigrazione… dal 1861 ad oggi”. Anziché un pubblico di adulti, si trova davanti a circa quaranta bambini delle scuole medie ed elementari e una ventina di adulti della zona: «Avevo preparato una relazione sulla storia del diritto di famiglia dal Codice civile del 1865 fino alle ultime proposte di legge, ma con quel pubblico ho dovuto cambiare programma», racconta Cerrelli a tempi.it. L’avvocato comincia a spiegare che se un tempo ci si sentiva stranieri all’estero, oggi si prova lo stesso anche a casa propria: «Ho parlato di stranieri morali: il fatto che non ci sia più un terreno antropologico ugualmente riconosciuto ci impedisce di dialogare e questo pone un muro fra gli uomini. Come trovare punti in comune se non si vogliono riconoscere quelli oggettivamente veri per tutti?».
NIENTE DIRITTI SENZA DOVERI. Cerrelli ipotizza che anche per questo la famiglia moderna si disgrega facilmente. L’avvocato, credendo che un paesino del Sud Italia «fosse ancora immune dal relativismo dilagato con la globalizzazione», accenna «alle nuove tendenze giurisprudenziali e legislative sul matrimonio tra persone omosessuali e a quelle sull’adozione da parte di coppie dello stesso sesso. Ho affermato che va condannata la discriminazione delle persone omosessuali ma, d’altra parte, va ribadita la differenza naturale e ontologica tra un’unione formata da persone dello stesso sesso e una tra eterosessuali. È necessario, in un momento storico in cui “l’ideologia del gender” mira a indifferenziare i generi sessuali, ribadire ilvalore della differenza, per cui è giusto trattate condizioni differenti in modi diversi».
Poi l’avvocato spiega che «nel diritto di famiglia fino ad oggi non erano mai esistite concessioni di diritti senza l’assunzione di doveri: il matrimonio tra un uomo e una donna ha una funzione sociale unica, quella di dare ordine alle generazioni».
Cerrelli infine ricorda che qualcuno parla di diritto all’affetto, ma che «questo non ha alcuna rilevanza nel nostro ordinamento giuridico per il fatto che non è misurabile da un giudice in un’eventuale giudizio e perché è mutevole e alla società va garantita stabilità. Non a caso, il nostro codice civile circa il matrimonio fa riferimento solo ad obblighi: l’articolo 143 del Codice civile parla infatti di doveri dei coniugi, mentre nel 147 sono elencati non i diritti sui figli, ma i doveri nei loro confronti».
DISCRIMINAZIONE. Durante l’esposizione dal pubblico si alza la voce di una donna che accusa l’avvocato di discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale. Il giurista risponde ribadendo che sarebbe ingiusto per tutti trattare allo stesso modo ciò che è diverso: basti pensare a un disabile a cui si richiedesse, in nome di un’uguaglianza astratta, le stesse performance pretese da un uomo sano. «Questo intervento – prosegue l’avvocato – non ha fatto che dimostrare ai presenti la mia tesi sull’essere stranieri in patria: se neppure le verità evidenti a tutti sono riconosciute come tali non c’è possibilità di incontro né di dialogo, ma solo di scontro».
I BAMBINI APPLAUDONO. Cerrelli viene interrotto, gli organizzatori fanno intervenire il console italiano in collegamento dalla Germania, che è affiancato da un emigrato il quale ribatte: «Ognuno deve sposarsi con chi vuole e quindi un uomo può sposare un altro uomo». L’emigrato non fa in tempo a concludere che i ragazzini scoppiano in un boato, applaudendo l’intervento. Cerrelli, costretto a interrompere la relazione e sorpreso dalla reazione dei bambini, fa per tornare al posto.
Ma sul palco dei relatori non c’è più posto per lui: «Non me la sono presa troppo per me – continua – ero stupito dall’intolleranza e dall’ideologia inculcata in quei piccoli e mi sono messo fra il pubblico». Sul palco ci sono il sindaco di Umbriatico, di Melissa, di Cirò, di Amendolara, l’assessore Francesco Ferrara di Cirò Marina. Sono presenti anche don Gianni Filippelli, segretario particolare del vescovo di Crotone. Nessuno, però, dice una parola in merito a quanto menzionato dall’avvocato: «Tutto è proseguito come se nulla fosse, così sono semplicemente apparso come l’incidente della mattinata. La cosa assurda è che mi sono sentito escluso proprio da coloro che predicano la tolleranza. Non so cosa sarebbe accaduto se fossi stato in un altro paese dove esistono leggi sull’omofobia, probabilmente mi avrebbero arrestato. Dicono che tutti devono essere liberi di pensare quello che vogliono: e io?».
ELIMINATO DAL CONVEGNO. I giorni successivi sulle foto del convegno Cerrelli non compare, mentre sulle cronache dei giornali locali il suo nome appare come quello di un provocatore messo a tacere: «In quel momento – conclude l’avvocato – ho sperimentato quanto avevo letto qualche giorno prima. Si tratta della biografia scritta da Andrea Tornielli dell’allora cardinal Bergoglio che dice così: “Che cos’ha a che vedere il ‘gaucho’ con noi (il ‘gaucho’ è un barbaro nativo, ndr)? (…) Oggi quella che si manifesta è una seconda forma di incultura, caratterizzata dall’entusiasmo per leggi anti-umane credendole progressiste e dal suicidio sociale della denatalità (…) la storia ci appare come un disastro, un disastro morale, un caos”. Bergoglio poi vede l’epitome di un “regresso antropologico” simile a quello dei barbari del 400 d.C., nell’ideologia di genere e nei tentativi di assimilare le unioni omosessuali al matrimonio, questa incultura “determina le catastrofi e, in definitiva, porta l’umanità, in un certo senso, a dover ricominciare da capo”. Per l’allora cardinale occorre partire dall’educazione su “tre o quattro certezze”: dal “chiedere permesso”; “dalle grandi certezze esistenziali. Per esempio, fare il bene ed evitare il male”; dalla misericordia; e dal credere “nell’esistenza del Demonio. Forse il suo maggior successo in questi tempi è stato farci credere che non esiste”».
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