Sembra quasi un caso, ma a ben guardare nulla accade a caso. Il fatto è che l’incontro organizzato da Il Mosaico italiano, Il Bandolo della Matassa, Alle radici della Comunità, Orizzonte Ideale, e dal Circolo La Rocca con don Chino Pezzoli fondatore della Cooperativa sociale Promozione Umana e don Mario Sozzi che con don Chino collabora, si è tenuto proprio all’indomani della sentenza della Corte Costituzionale che ha decretato l’incostituzionalità della Fini – Giovanardi.
Mercoledì 12 febbraio al Bagus Bistrot però, il problema al centro dell’attenzione non era tanto una normativa, ma la persona, i suoi bisogni, soprattutto educativi e di ricerca di senso. Con passione don Chino ha raccontato anche come per lui siano state illuminanti anche le parole di Papa Francesco durante la Gmg di Rio lo scorso anno: «Non è con la liberalizzazione dell’uso delle droghe, che si potrà ridurre la diffusione e l’influenza della dipendenza chimica. È necessario affrontare i problemi che sono alla base del loro uso, promuovendo una maggiore giustizia, educando i giovani ai valori che costruiscono la vita comune, accompagnando chi è in difficoltà e donando speranza nel futuro». Perché ha ricordato ai presenti don Chino, non esistono droghe leggere e pesanti, la definizione è puramente dovuta al “peso” specifico delle diverse sostanze su una bilancia, non al danno che fanno al cervello e al fisico delle persone che è sempre e comunque «devastante».
Forte il richiamo di don Mario e don Chino che quotidianamente ascoltano i ragazzi «sempre più giovani» che bussano alla porta della comunità al bisogno dell’ascolto, del dialogo, dell’educazione «arrivano da noi ragazzi che non sanno neppure la data di nascita dei genitori. Questo vuol dire che non hanno mai festeggiato un compleanno» è stata l’amara osservazione.
Come spezzare la catena delle dipendenze allora? “La catena della dipendenza” del resto è anche il titolo dell’ultimo libro di don Chino Pezzoli. Occorre il dialogo da un lato, l’educazione, il padre e la madre e imparare un altro tipo di dipendenza, quello dall’altro, magari scritto con la A maiuscola.
È proprio un’emergenza educativa e culturale quella cui ci si trova davanti, in una società sempre più smarrita e che rischia di perdere il proprio senso e la propria storia.
E a chi gli chiede perché continua, don Chino in modo disarmante ricorda che la molla è l’amore, l’amore che passione per l’umano, non astratto ma per l’uomo e la donna, i ragazzi che sembrano aver perso la speranza nel futuro.
Antonietta Nembri