Lo stato di salute della libertà religiosa nei paesi occidentali ed in Italia, non può essere sottovalutato; soprattutto dobbiamo guardare ai possibili sviluppi futuri.
Il numero indicativo dei cristiani martiri nel ventesimo secolo va da 27 a 45 milioni di persone.
Le stime dei martiri relativi ai primi dieci anni del terzo millennio vanno da 100 a 150.000 all’anno. Grazie al cielo in Italia come in molti Paesi occidentali la libertà religiosa non è una questione di vita o di morte e non esiste allo stato una incombente minaccia di persecuzione religiosa.
Ma ciò non toglie che si profilino sfide che dovremo affrontare, diverse, ma comunque serie.
Non derivano dalla persecuzione violenta, ma dalle decisioni delle autorità governative, delle corti e dei tribunali di promuovere una particolare visione del mondo, specialmente in due ambiti strettamente interconnessi: l’ambito relazionale, la famiglia e la sessualità, da un lato; l’aborto e la tecnologia riproduttiva dall’altro.
Si parla in sede parlamentare di progetti di riforma della legge sull’aborto in punto di limitazioni ai medici obiettori di coscienza, che potrebbero consistere rispetto all’aborto nell’obbligo di inviare i pazienti a colleghi che possano mettere in atto la procedura. Si pensi al codicillo introdotto nel decreto scuola che introduce la rieducazione degli insegnanti e l’insegnamento della teoria gender a scuola.
La libertà religiosa è la cartina di tornasole. Se viene indebolita, altri diritti fondamentali come la libertà di associazione e la libertà di parola si indeboliranno.
Alcune aree politico associative vorrebbero che le voci e le testimonianze religiose fossero escluse dallo spazio pubblico, e sorge il sospetto che questo obiettivo verrà perseguito attraverso piccole modifiche progressive a leggi e regolamenti piuttosto che con un assalto frontale.
Ma potrà esserci anche un conflitto politico aperto, a partire dalla questione del matrimonio tra persone dello stesso sesso (che non è inevitabile in Italia). Se questo fosse legalizzato ci sarebbero fortissime pressioni per presentare le unioni omosessuali come equivalenti al matrimonio e impedire l’insegnamento della concezione cristiana della sessualità, del matrimonio e della famiglia, anche nelle scuole religiose.
Speriamo, lavoriamo e preghiamo che i parroci, le scuole, le istituzioni cattoliche, i movimenti ed i cattolici impegnati in politica non si adeguino a questa tendenza e combattano fino in fondo la buona battaglia.
Fra’ Elia