Dal momento in cui il governo Monti ha proposto “il biennio di rigore e ristrettezze” per gli italiani,
per accogliere le istanze impositive della Merkel, l’Italia è entrata nella peggiore recessione mai subita
dagli altri Paesi dell’Eurozona, Grecia esclusa.
L’espansione dell’imprenditoria è stato totalmente bloccata. Aziende di tutte le dimensioni sono cessate di circa 1.000 unità al giorno nell’ultimo anno;
particolarmente penalizzate sono ovviamente state quelle a piccola e media dimensione, ossia la storica ossatura dell’economia italiana,
per circa 2 trilioni di dollari.
Gli addetti ai lavori ritengono che il ritmo di chiusura delle aziende aumenterà ancora,
almeno fino a quando non governerà una compagine efficiente. Tale situazione enfatizza la probabilità che l’Italia affronti almeno dieci anni di ridottissima crescita produttiva come il Giappone. Questo il contenuto dell’intervista di Cnbc Kenneth S. Rogoff,
docente ad Harvard ed ex responsabile economista presso il Fondo Monetario Internazionale,
e ciò pone pressanti interrogativi sulla stabilità della crescita nel lungo periodo di tutta l’Eurozona.
Affinché la crescita e il quadro occupazione crescano in positivo, è necessario un governo che possa eliminare l’incertezza
per le aziende, gli utenti dei consumi, gli investitori e le banche
L’instabilità politica è uno dei fattori più evidenti di destabilizzazione dell’economia.
Laura Salvetti
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