liste di proscrizione

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Liste di proscrizione per “razzisti” e “omofobi”

di Tommaso Scandroglio 02-11-2015

RiRo

C’è chi vuole rinverdire i (ne)fasti dell’antica Roma. In quel periodo venivano redatti elenchi consultabili da tutti, e quindi pubblici, di nominativi di persone considerate fuori legge le quali potevano venire uccise da chiunque dietro addirittura ricompensa dello Stato. Se gli andava bene, c’era l’esilio. Erano le famigerate liste di proscrizione usate per lo più per colpire l’avversario politico. Oggi sono ritornate in auge e declinate secondo le nuove esigenze dello scontro ideologico. Come far fuori culturalmente, politicamente e professionalmente i nemici dell’omosessualismo e della Gender theory?

Ci hanno pensato alcuni anonimi e solerti difensori del pensiero gay, riuniti sotto lo pseudonimo Aida, che hanno realizzato un sito apposito dal nome inequivocabile: Registro italiano razzisti e omofobi (RiRo). L’accostamento dell’atteggiamento razzista a quello “omofobo” la dice tutta sulle intenzioni di questi signori.

Di cosa si tratta? Il funzionamento è semplice. Cliccando su “Pubblica un nominativo” chiunque può inviare al sito il nome, cognome e foto del presunto omofobo, o razzista o “feritore di animali”, correlato da articoli di giornale, video, interviste, testi di chat, testimonianze etc. che comprovino la sua colpa. Se RiRo considererà la segnalazione veritiera il malcapitato finirà nel libro nero dei paladini gay. Si tratta dunque di una sorta di novello Kgb on line che mette insieme le prove per inchiodare i nemici del popolo e celebrare a suo danno un processo improvvisato e farlocco al fine di spedirlo in un gulag.

Ed infatti il fine è quello di “difenderci dai loro modi di fare incivili e bizzarri allontanandoli dai consessi civili nei quali ci ritroviamo”. Quindi isolare il nemico e metterlo al bando. Gli intenti persecutori nei confronti di chi non la pensa come gli ideatori del sito RiRo sono ben spiegati nella sezione del sito denominata “Cosa è RiRo?”: “RiRo è un modo di difendersi dalle persone pericolose che ogni giorno cercano volontariamente o involontariamente di fare del male al prossimo. Ogni sistema di controllo coercitivo del prossimo è stato caratterizzato da alcune terribili circostanze, come il marchio. Marchiare il prossimo ad esempio, era un modo per i Nazisti di ridurre ad oggetto lo schiavo ebreo, omosessuale, di un’altra qualsiasi minoranza etnica. Per rendere schiavo un essere umano, farlo diventare un numero. Lo scopo di RiRo è ritorcere quest’arma contro le persone che sono figlie di quel tipo di comportamenti, come razzisti, omofobi e altra gente simile, RiRo e le persone che inseriscono i nominativi non cercano vendetta, ma come fratelli uniti, avvisiamo altri fratelli della pericolosità di determinate persone, così che si possa starne alla larga, evitarle, emarginarle”. Il far west con tanto di taglie sui banditi è ritornato.

E’ impossibile uscire dalla lista di proscrizione gay a meno che l’omofobo superi un “Test antirazzismo”, il cui contenuto rimane oscuro. Nel caso in cui il reprobo abbia recitato questo mea culpa con diligenza (Barilla docet), allora tale suo pentimento verrà reso pubblico e il nominativo espunto dalla lista nera. Una delle tante varianti della rieducazione ideologica di stampo maoista.

Poi nel sito puoi cercare il tuo omofobo preferito. Infatti è possibile immettere un nominativo per vedere se compare nella lista, oppure cercare gruppi di persone secondo le seguenti categorie: “Razzisti”, “Omofobi”, “Razzisti – Omofobi” (perché spesso chi è bravo nella prima disciplina usa del suo talento anche nella seconda), “Maltrattamento animali”. La ricerca può essere effettuata anche per regioni e città, né più né meno di quando si cerca un hotel oppure una persona da assumere.

Per ora la classifica è guidata dai razzisti (26 nominativi segnalati), seguiti dagli omofobi (20, ma con questo articolo arriveremo di certo a 21) e dai razzisti-omofobi (17). Chiudono chi maltratta gli animali (7). Tra i nomi noti Giorgia Meloni, Vittorio Sgarbi, Mario Adinolfi e come omofobo del mese (c’è anche questa sezione) il giudice Carlo Deodato che insieme ad altri quattro suoi colleghi magistrati ha firmato la sentenza grazie alla quale il Consiglio di Stato ha dichiarato nulle le trascrizioni delle “nozze” gay celebrate all’estero. Ma nel mirino di RiRo vi sono tante persone comuni, anche sacerdoti e religiosi, e le motivazioni delle sentenze omofobe, fondate su rigore scientifico, sono di tale tenore: “pubblica in continuazione sulla sua bacheca facebook post in cui si lamenta di GENDER nelle scuole”, “cattolico tradizionalista”, “attivista di Manif Pour Tous. Dichiara continuamente che per lei il matrimonio è esclusivamente tra uomo e donna e che soprattutto un bambino abbia diritto ad avere una mamma e un papà”, “sostenitore di teorie e ricerche contro l’omogenitorialità e le unioni civili”, “innamorata di Gesù, suora di clausura”. Crimini imperdonabili come si può facilmente intuire.

Aida sottolinea che non si vuole punire fisicamente l’omofobo, ben consci che il meccanismo messo in moto da RiRo può sfuggire di mano e portare ad attentare all’incolumità personale dato che i condannati da RiRo sono facilmente identificabili perché sul sito compare la loro foto segnaletica, nome e cognome, provincia di residenza e soprattutto luogo dove si svolge la professione. E’ come mettere un bersaglio in fronte a queste povere vittime.

Gli ideatori di RiRo hanno messo in piedi una caccia alle streghe davvero pericolosa. Infatti, per paradosso, costoro e chi segnala nominativi omofobi sono colpevoli proprio di quei reati che mettono all’indice. In primis si sobilla l’opinione pubblica a compiere atti di rivalsa contro terzi. Potrebbe così configurarsi il reato di istigazione a delinquere: “chiunque pubblicamente istiga a commettere uno o più reati è punito, per il solo fatto dell’istigazione” (art. 414 cp). Segue la diffamazione: “Chiunque, […] comunicando con più persone, offende l’altrui reputazione, è punito con la reclusione fino a un anno o con la multa fino a euro 1032” (595 cp). Per non tacere proprio della famosa Legge Mancino (n. 205/1993) – usata dall’on. Scalfarotto per introdurre il reato di “omofobia” –  che sanziona con il carcere gli atti di discriminazione per motivi etnici, razziali, nazionali e religiosi. Infatti chi pubblica tale lista e chi indica i nominativi compiono un atto di discriminazione a danno di chi, magari per motivi religiosi, la pensa in modo diverso, ledendo il suo diritto alla libera espressione ed attentando alla sua incolumità. Ciò potrebbe anche configurare violenza privata ex art 610 cp qualora qualcuno omettesse di dire la propria sull’omosessualità nel timore di finire nel Registro degli omofobi. La libertà di parola non sopporta minaccia alcuna.

In breve, sia gli ideatori del sito che chi fa opera di delazione rischiano grosso dal punto di vista penale.  E nulla varrà loro l’anonimato, facilmente aggirabile dalla Polizia postale. A tal proposito viene anche da notare che appare davvero iniquo sbattere sul sito, a pubblico ludibrio, nome, cognome e foto delle vittime, mentre Aida e i “fratelli” delatori si nascondono dietro pseudonimi e non hanno nemmeno il coraggio di metterci la faccia.