L’occidente prodigo tornerà da suo Padre

 

Caro direttore, in precedenza ho spiegato che la maggior parte degli intellettuali e dei giornalisti occidentali si rifiutano di ammettere che lo “scontro di civiltà” non è più da tempo una semplice ipotesi accademica. È un fatto gigantesco confermato da una mole gigantesca di fatti. Essi non accettano questo fatto, e fanno di tutto per nasconderlo agli altri e a sé stessi, in primo luogo perché è oggettivamente spaventoso e in secondo luogo perché dimostra in maniera definitiva l’infondatezza dell’ideologia marxista, i cui avanzi irranciditi sono ancora incrostati nella loro mente. Se infatti lo “scontro di civiltà” esiste, allora la “lotta di classe” fra il nord e il sud del mondo, che essi hanno sempre predicato, semplicemente non esiste. Questi stessi intellettuali e giornalisti si rifiutano pure di ammettere che la civiltà occidentale è la civiltà più grande del mondo. Se infatti lo ammettessero, sarebbero costretti a rinnegare il dogma multiculturale, secondo cui tutte le culture e tutti i valori avrebbero lo stesso valore, uguale a zero.

Accanto a questa maggioranza di intellettuali e giornalisti che negano l’evidenza dello “scontro di civiltà” in nome del marxismo e del multiculturalismo, esiste anche una consistente minoranza di intellettuali e giornalisti che non la negano: negano soltanto che la civiltà occidentale abbia ancora qualcosa di cristiano. Secondo loro, la civiltà occidentale avrebbe cominciato a camminare solo a partire dal cosiddetto Rinascimento, quando l’élite culturale cominciò ad allontanarsi dalla fede cristiana, e avrebbe cominciato a correre speditamente sulla strada del progresso solo nel secolo dei Lumi, quando l’élite approdò finalmente all’ateismo.

Per loro tutte le religioni sarebbero false, tutte ostacolerebbero il progresso dell’umanità, tutte sarebbero causa di divisioni e guerre e da tutte quindi l’umanità dovrebbe cercare di liberarsi. Essi descrivono l’attuale “scontro di civiltà” come lo scontro fra una civiltà ancora religiosa (islam) e una civiltà ormai completamente irreligiosa e quindi progredita (occidente). Dal momento che secondo loro nessuna religione può avere qualcosa di buono e quindi nessuna può essere migliore delle altre, questi individui sono costantemente tesi nello sforzo di dimostrare che fra cristianesimo e islam non ci sono grosse differenze. Il fatto che attualmente in Medio Oriente i sudditi del califfato ammazzino i cristiani ma i cristiani non ammazzino i sudditi del califfato, li mette un po’ in difficoltà. Ma loro non si perdono d’animo: “Esistono anche terroristi e criminali cristiani: i mafiosi siciliani, i terroristi dell’Ira, i terroristi della destra bianca cristiana, il norvegese Anders Breivik …”. Ansiosi come sono di dimostrare che dalle viscere del cristianesimo potrebbe uscire in ogni istante un terrorismo non meno temibile di quello islamico, nelle ore immediatamente successive alla strage di San Bernardino si dicevano tutti sicuri che gli autori della strage appartenessero alla “estrema destra cristiana”. Ma più che sui terroristi presunti cristiani di oggi, puntano i riflettori della propaganda sui cristiani presunti criminali di ieri: crociati, inquisitori, conquistadores e quant’altri. “Se i terroristi dell’Isis oggi massacrano i cristiani”, dicono, “sappiate che in passato i cristiani hanno massacrato milioni di musulmani, milioni di ebrei, milioni di Indios, milioni di eretici, milioni di presunte streghe e milioni di scienziati…”.

Il problema è che, nonostante la macchina della propaganda anti-cristiana abbia funzionato a pieno regime dal secolo del Lumi ad oggi, i cristiani di oggi non sembrano davvero il branco di fanatici assetati di sangue dipinti da questa propaganda. La gente vede un Papa che invita i fedeli a dialogare con tutti e a soccorrere i bisognosi provenienti da ogni parte del mondo. E vede anche un gran numero di fedeli che lo fanno veramente. Gli intellettuali e i giornalisti di cui sopra spiegano che la maggioranza dei cristiani avrebbero smesso di essere delle persone orribili e avrebbero cominciato ad essere le persone tutto sommato perbene che vediamo oggi solo ne secolo dei Lumi. Fu allora, infatti, che il cristianesimo avrebbe assorbito i valori dell’illuminismo: libertà, uguaglianza, fraternità, diritti universali dell’uomo, parità fra uomo e donna, separazione fra trono e altare, democrazia e qualcos’altro. Essi concludono con una nota di speranza: “Se ce l’ha fatta il cristianesimo ad adattarsi alla modernità, tanto più ce la potrà fare l’islam”.

Riepilogando, secondo la consistente minoranza di intellettuali e giornalisti atei militanti il fondamentalismo islamico vorrebbe fare sparire dalla faccia della terra l’ateismo, non la fede cristiana o qualunque altra fede concorrente. In quest’ottica, se la civiltà occidentale fosse ancora cristiana al cento per cento, i fondamentalisti non ci penserebbero nemmeno di organizzare attentati in Occidente. In realtà, basta aprire il libro di storia medievale del liceo per capire che questi intellettuali e questi giornalisti sono completamente fuori strada. I fondamentalisti islamici esistono dal VII secolo dopo Cristo e si scontrano con la civiltà occidentale dal VII secolo dopo Cristo, quando la civiltà occidentale era tutto fuorché atea e illuminista. Dal VII all’XI secolo, i pirati musulmani devastarono sistematicamente tutte le coste dell’Europa cristiana, dove si procuravano degli articoli molto richiesti sul mercato di Alessandria: schiavi e specialmente schiave cristiane. Inoltre, gli eserciti di varie potenze musulmane tentarono ripetutamente di penetrare in Europa dal VII al XVII secolo, ma non ci riuscirono mai. Carlo Martello fermò gli arabo-berberi a Poitiers nell’ottobre del 732, Giovanni III Sobieski fermò i turchi a Vienna l’11 settembre 1683. L’11 settembre 2001 un certo Osama Bin Laden riprese il discorso da dove lo avevano lasciato i turchi più di tre secoli prima.

Dunque, non sembra davvero che i terroristi musulmani guardino con più favore al cristianesimo che all’ateismo. E non sembra nemmeno che guardino alla civiltà occidentale contemporanea come ad una civiltà ateo-illuminista. Tutte le volte che ne parlano, i terroristi si riferiscono agli occidentali non come agli “illuministi” ma come ai “crociati”. Ad esempio, Abdelhamid Abaaoud (uno di terroristi uccisi dalla polizia nel blitz a Saint Denis), dichiarò alla rivista di propaganda dell’Isis (Dabiq) che il suo scopo principale nella vita era di massacrare i “crociati cristiani”. Inoltre, si riferiva al Belgio come al “membro di quella coalizione di crociati che hanno attaccato i musulmani”. I fondamentalisti ignorano forse che i cristiani sono ormai in minoranza in tutti i paesi occidentali tranne che negli Usa? Ignorano forse che in paesi come il Belgio si fanno film come Dio esiste e vive a Bruxelles? Certo che no. Probabilmente, nella loro follia fondamentalista hanno capito quello che gli intellettuali occidentali fingono di non capire: che la civiltà occidentale moderna è ancora una civiltà cristiana. Anche il giorno in cui tutti gli occidentali dovessero passare all’ateismo, la civiltà occidentale non smetterebbe di essere figlia del cristianesimo. Un figlio non smette mai di essere figlio di suo padre, neanche se lo ripudia e se ne allontana.

Per quanto possa sembrare paradossale, anche le espressioni più anti-cristiane della cultura occidentale sono state rese possibili dal cristianesimo. Per andare subito al sodo, l’ateismo è una conseguenza del cristianesimo. L’ateismo infatti non è una affermazione ma una negazione: negazione dell’esistenza di Dio. Se nessuno avesse mai affermato che Dio esiste, nessuno avrebbe mai potuto neppure negarlo. Se la fede in Dio non esistesse, non potrebbe neppure esistere l’assenza di fede. A questo punto, si potrebbe pensare che ogni religione al mondo debba per forza rendere possibile l’ateismo, così come qualunque corpo esposto al sole proietta un’ombra sul terreno. In realtà, per quanto si cerchi, al di fuori dell’Occidente si trovano al massimo alcune complesse filosofie immanentiste (che divinizzano l‘universo materiale), mai e poi mai filosofie compiutamente atee e maerialiste. Perché dunque solo l’Occidente cristiano ha prodotto un ateismo vero e proprio? La ragione principale è che solo il cristianesimo permette anzi esige la libertà di coscienza. Se il Dio unico vuole che gli uomini si sottomettano a Lui (islam significa sottomissione), il Dio uno trino desidera, come un amante, che gli uomini credano liberamente in Lui e liberamente Lo amino. Più nel dettaglio, la fede cristiana non è un comportamento sociale ma una posizione della ragione suscitata dalla grazia e confermata dalla volontà. Si può costringere una persona a comportarsi come un credente e a dire cose da credente, ma non si può per definizione costringerla a credere intimamente in qualche cosa in cui non crede. Se vuoi che creda, puoi solo provare a convincerla con argomenti razionali, ad esempio con le “prove filosofiche dell’esistenza di Dio”. Il fatto che nel Medioevo molti santi abbiano sentito il bisogno di elaborare “prove filosofiche dell’esistenza di Dio”, indica che anche allora i cristiani non bruciavano gli increduli ma provavano a convincerli.

La libertà di coscienza può portare alla fede ma può portare anche all’ateismo e all’anti-teismo. La differenza fra l’ateo e l’anti-teista è che il primo non crede che Dio esista, il secondo non vuole che Dio esista; l’ateo rispetta la fede altrui, l’anti-teista la vuole distruggere. Quindi, il cristianesimo permette la libertà di coscienza e la libertà di coscienza permette anche le ideologie anti-cristiane.

Nata dal cristianesimo, la civiltà occidentale due secoli fa si è allontanata da suo padre, si è fatta sedurre dall’anti-teismo e ha partorito tre mostri: lo scientismo, l’utopia totalitaria (nazismo e comunismo) e l’edonismo sposato al relativismo morale. Il nazismo è ufficialmente morto nel 1945, il comunismo sta morendo lentamente ma inesorabilmente mentre lo scientismo e l’edonismo sono ancora nel pieno del loro vigore. In sintesi, l’anti-teista mette il suo io al posto di Dio: tenta di esercitare un dominio assoluto sulla realtà tramite la scienza (scientismo), cerca di realizzare il progetto “scientifico” della società perfetta (utopia totalitaria), vive solo per soddisfare i suoi desideri egoisti (edonismo totalitario), ai quali adatta i valori (relativismo significa che non deve essere il desiderio ad adattarsi ai valori immutabili ma devono essere i valori ad adattarsi, mutando, ai desideri individuali, che mutano al mutare delle circostanze). Quello che più colpisce è che l’utopia totalitaria occidentale presenta delle sorprendenti somiglianze con la teocrazia fondamentalista, che oggi si realizza in Siria e in Arabia Saudita. In teoria, la società “scientificamente” organizzata dovrebbe essere il paradiso in terra e in essa l’individuo dovrebbe essere infinitamente libero, come Dio; in realtà tale società un carcere in cui l’individuo è schiavo e lo stato è Dio. Dunque il totalitarismo politico occidentale diventa precisamente una sorta di teocrazia atea: lo stato uccide Dio (ateismo di Stato) per diventare Dio ed esercitare il potere assoluto sui cittadini. Analogamente, la teocrazia del califfato non è altro che un totalitarismo politico religioso: lo Stato si pretende rappresentante di Dio per esercitare il potere assoluto sui sudditi.

C’è qualcosa di simbolico nel fatto che i terroristi abbiano colpito Parigi: la città dei giacobini, pionieri del totalitarismo politico. Dove c’era la ghigliottina, altare della Dea Ragione, arrivano adesso taglia-teste religiosi. Robespierre ha preparato la strada al califfo. E non è casuale che sia il totalitarismo occidentale sia la teocrazia orientale vogliano annientare il cristianesimo. Se i sovietici mandavano i cristiani nei gulag e i nazisti progettavano la distruzione della Chiesa (è noto il piano nazista, fortunatamente irrealizzato, dal nome “Rabat Fohn”), oggi i terroristi massacrano i cristiani in Medio Oriente. Dunque, il totalitarismo occidentale e la teocrazia orientale hanno un nemico comune: il cristianesimo. Evidentemente, solo il cristianesimo può sconfiggere entrambi.

E il cristianesimo, come un padre, aiuterà l’Occidente, il suo figliol prodigo, a liberarsi dai mostri che ha partorito e dal mostro che lo assale da Oriente. Come si è liberata del nazismo e come si sta liberando del comunismo, la civiltà occidentale prima o poi si libererà anche degli ultimi avanzi dello scientismo positivista e pure dell’edonismo totalitario sposato al relativismo morale. Come il figliol prodigo tornava dal padre, così l’Occidente tornerà al cristianesimo. Infatti, l’Occidente ha bisogno del cristianesimo così come il cristianesimo ha bisogno dell’Occidente (ce lo ha detto Benedetto XVI in Fede, verità e tolleranza).

Se è vero che nel secolo del Lumi la civiltà occidentale ha partorito dei mostri, tuttavia non è vero che quella che si dice “modernità” sia un mostro nel suo complesso. Gli odiatori atei delle radici cristiane e gli odiatori cattolici della modernità se ne facciano una ragione: la civiltà moderna ha radici cristiane. In essa c’è il totalitarismo politico ma ci sono anche i diritti universali dell’uomo, la parità fra i sessi, la laicità e la democrazia; c’è lo scientismo ma c’è anche la scienza autentica, al servizio della verità; c’è l’edonismo totalitario ma c’è anche l’amore per la vita e la bellezza. Non sono stati gli illuministi a inventare di sana pianta e a insegnare ai cristiani i diritti universali dell’uomo, la laicità, la democrazia e la parità fra i sessi. Li ha insegnati Cristo ai cristiani e li hanno insegnati i cristiani agli illuministi.

L’origine del concetto di diritti universali dell’uomo deve essere cercato nella Genesi mentre la prima formulazione del concetto di laicità deve essere cercata nel Vangelo. In nessun testo sacro di nessuna religione tranne che nella Bibbia è affermato che l’uomo è fatto ad immagine e somiglianza di Dio, e nessuno aveva mai detto, prima che lo dicesse Cristo, che non bisogna mescolare le cose di Cesare con le cose di Dio, che significa che Cesare non è Dio ma deve obbedire a Dio. Se ogni uomo è a immagine a somiglianza di Dio, ogni uomo ha un valore infinito e quindi gode di diritti inalienabili. Se Cesare deve obbedire a Dio, non potrà mai esercitare un potere totalitario. Fin quando re e imperatori dovevano obbedienza al papa, che poteva addirittura deporli se si dimostravano malvagi, nessuno di loro poteva diventare un Hitler o uno Stalin (il rapporto fra governo e papato lo ha spiegato in maniera definitiva Jacques Maritain in Primato dello spirituale, 1927). Se inoltre l’ultimo suddito di Cesare non vale meno di Cesare, perché entrambi hanno un valore infinito ed entrambi devono obbedienza a Dio, prima o poi anche l’ultimo dei sudditi pretende di avere voce in capitolo nella gestione della cosa pubblica. Non a caso, il primo germe della democrazia moderna non deve essere cercato in Grecia ma nei comuni medievali (lo argomenta diffusamente Rodney Stark in La vittoria della ragione, Lindau, 2006). Se infine anche la donna è fatta ad immagine e somiglianza di Dio, allora uomini e donne hanno pari dignità. Nel Medioevo cristiano non c’era un movimento femminista perché non ce n’era bisogno: le donne potevano studiare, svolgere ogni genere di professione e occupare perfino posti di potere (ce lo hanno spiegato diffusamente prima Régine Pernoud in La donna al tempo delle cattedrali e poi la studiosa Sue Niebrzydowski, docente di storia alla Bangor University del Galles in un convegno del 2007).

La scienza non è nata contro la fede: è nata dalla fede. Per fare scienza bisogna credere che il cosmo abbia una struttura razionale e che l’uomo sia una creatura razionale; per credere che il cosmo abbia una struttura razionale e che l’uomo sia una creatura razionale bisogna avere fede in un Dio razionale (“Logos”) che costruisce l’universo in maniera razionale e che dona all’uomo una ragione fatta ad immagine e somiglianza della sua infinita Ragione. In una parola, per inventare la scienza bisogna essere cristiani. Né l’islam né il paganesimo antico né qualunque altra religione avrebbero mai potuto creare la scienza, perché nessuna religione, a parte quella cristiana, crede nella razionalità del cosmo. Infatti, il primo germe della scienza sperimentale non deve essere cercato né nella Grecia antica né nell’Arabia medievale. Bisogna cercarlo nei conventi e nelle abbazie del XIII secolo. Si può pensare che la scienza, pure essendo nata dalla fede, alla fine abbia finito per distruggerla, portando argomenti a favore dell’ateismo. In realtà, posto che la scienza non può dimostrare direttamente né l’esistenza né l’inesistenza di Dio, comunque porta più indizi a favore della fede che argomenti a favore dell’ateismo. La scoperta di leggi di estrema complessità scritte nella materia fa pensare all’esistenza di un Legislatore.

Ma a scuola non ci hanno forse insegnato che nei secoli passati la Chiesa avrebbe bruciato innumerevoli scienziati, a partire da Galileo Galilei? In realtà, la Chiesa ha allevato, come una madre, innumerevoli scienziati, fra cui il Galilei, che cercava “il pensiero di Dio impresso nella materia”. Per andare subito al sodo, la teoria eliocentrica era accettata negli ambienti ecclesiastici come “ipotesi probabile” (probabile e non certa, in quanto non ancora suffragata da prove) già dalla prima metà del XVI secolo, quando Copernico presentò la sua teoria a Roma. La santa inquisizione non chiedeva dunque a Galileo di rinnegare l’ipotesi eliocentrica, ma in primo luogo di ammettere che le prove da lui addotte (le maree e qualcos’altro) non erano sufficienti a renderla certa, in secondo luogo a rinnegare le false conseguenze teologiche che lui stesso traeva dalla sua incerta ipotesi. E per punizione, Galileo fu costretto a recitare i salmi ogni sera in una splendida villa sull’Aventino, dove era agli arresti domiciliari.

E sempre a scuola non ci hanno insegnato che nei secoli passati i tribunali della santa inquisizione avrebbero bruciato milioni di eretici? Proprio no. Dagli atti del simposio sull’inquisizione che si è svolto in Vaticano nel 2000, cui hanno partecipato tutti i maggiori studiosi sull’argomento, emerge ad esempio che dei 44.000 processi che si svolsero nei tribunali della famigerata Inquisizione spagnola tra il 1540 e il 1700, solo l’1,8% si concluse con un rogo (i coevi tribunali civili mandavano sul patibolo una percentuale dieci volte superiore di imputati). Secondo Henry Kamen, il più grande studioso della Spagna imperiale, l’inquisizione spagnola avrebbe addirittura introdotto per primo nella storia delle procedure di garanzia dell’imputato. I tribunali ecclesiastici degli altri paesi europei erano addirittura più miti. La stragrande maggioranza degli imputati giudicati colpevoli finiva agli arresti domiciliari e poteva perfino contare su sconti di pena e permessi per malattia.

Ma gli inquisitori non hanno bruciato milioni di streghe? Assolutamente no. La superstizione stregonica nacque nel secolo XVI nella Germania luterana, si estese ai paesi circostanti e penetrò in alcune zone dei paesi cattolici, dove però si estinse entro la fine del secolo. Se nella Germania luterana la caccia alla streghe fece 25.000 vittime, nella cattolicissima Spagna invece ne fece 49 e nella cattolicissima Italia 36. Perché mai questa superstizione ebbe poca fortuna nei paesi cattolici? Semplice: perché la maggior parte degli inquisitori di Santa Romana Chiesa non ci credevano e di conseguenza cercavano di scagionare da ogni fantasiosa accusa le sventurate che le folle inferocite trascinavano davanti a loro.

Ma i cattolici non hanno discriminato, perseguitato, esiliato e ucciso milioni di ebrei? Gli ebrei Jonathan Elukin (autore di Living Together, Living Apart: Rethinking Jewish-Christian Relations in the Middle Ages) e David G. Dalin (autore di La leggenda nera del papa di Hitler, Piemme) sostengono che i paesi in cui gli ebrei si sono sempre trovati meglio, fra tutti i paesi del mondo, sono i paesi cattolici (Roma la chiamano addirittura “il paradiso degli ebrei”). Se è vero che in tutti i paesi cristiani proliferavano leggende nere anti-ebraiche, che offrivano ai facinorosi il preteso per fare violenza agli ebrei, è altrettanto vero che tutti i papi le hanno combattute con risolutezza. La tremenda “accusa del sangue” fu condannata per la prima volta Innocenzo IV (bolla Lachrymabilem Judaeorum, 1247) e poi fu nuovamente e ripetutamente condannata da molti altri papi (Gregorio X, Martino V, Nicola V e Paolo III e Clemente XIV). La leggenda del grande complotto degli ebrei, che avrebbe avuto enorme fortuna nel XIX, era già stata condannata solennemente da Ulberto da Romans, priore generale dei domenicani, al concilio di Lione del 1274.

Ma l’antisemitismo nazista non discende dall’antigiudaismo cattolico? Pio XII non fu forse connivente con Hitler? In realtà l’antigiudaismo e l’antisemitismo sono quasi l’uno il contrario dell’altro: il primo è l’odio verso la cultura ebraica ortodossa (che è piena di disprezzo verso il cristianesimo) mentre il secondo è l’odio verso gli ebrei come persone fisiche. Tagliando corto, l’antisemitismo è un vero e proprio razzismo biologico che discende direttamente dalla pseudo-scienza eugenetica, che a sua volta discende direttamente dalla teoria di Darwin. I cattolici non sono mai stati anti-semiti, tanto è vero che durante la Seconda guerra mondiale molti cattolici, per ordine del Papa, si prodigarono enormemente per strappare il maggior numero possibile di ebrei dalle grinfie dei nazisti (lo hanno riconosciuto pubblicamente molte importanti personalità ebraiche, fra cui Golda Meir). Infine, chi volesse sapere come e perché i “marranos” furono espulsi dalla Spagna nel 1492, può leggere La regina diffamata di Jean Dumont.

Ma i conquistadores spagnoli non hanno mica massacrato milioni di indios? Se i conquistadores lo avessero veramente fatto, oggi in America latina non potrebbero esserci così tanti discendenti degli indios. Nel vasto studio Empire (2003), Henry Kamen spiega che molti nativi combatterono con entusiasmo al fianco dei conquistadores contro quel che restava degli imperi locali (azteco e Inca), che sfruttavano il popolo e offrivano in sacrificio alle loro sanguinarie divinità i figli del popolo. Non furono gli spagnoli, ma i virus portati dagli spagnoli a uccidere decine di migliaia di nativi, che non avevano ancora sviluppato gli anticorpi per un banale raffreddore. Infine, se è vero che molti avventurieri senza scrupoli catturavano gli indios e li vendevano come schiavi ai coloni spagnoli, è altrettanto vero che papa Paolo III aveva prontamente condannato questo turpe commercio nella bolla Veritas Ipsa (1537). In A Gloria di Dio. Come il cristianesimo ha prodotto le eresie, la scienza, la caccia alle streghe e la fine della schiavitù (Lindau 2011). Rodney Stark dimostra che la Chiesa ha sempre combattuto apertamente e risolutamente contro ogni forma di schiavitù e di razzismo. Non a caso, la schiavitù antica non poté sopravvivere nella cristianissima Europa medievale.

E infine, i giornalisti e gli intellettuali di sinistra non ci ripetono in continuazione, quasi a scusare i terroristi, che i crociati hanno massacrato milioni di musulmani nel Medioevo? In realtà, erano stati i musulmani a massacrare intere popolazioni cristiane, dalla Persia al Marocco, prima che i crociati giungessero in Terra Santa. Le spedizioni militari denominate Crociate avevano due scopi strettamente connessi: il primo era permettere ai pellegrini provenienti dall’Europa di visitare in sicurezza i luoghi santi, il secondo, più determinante, era fermare dall’altra parte del Mediterraneo la lenta marcia verso l’Europa delle potenze islamiche, che saccheggiavano le coste europee e avevano già tentato più volte di assaltare l’Europa via terra e via mare. Come tutti i crimini che alcuni soldati americani possono avere commesso in Germania durante la Seconda Guerra Mondiale non fanno passare gli Usa dalla parte del torto e Hitler dalla parte del giusto, così tutti i crimini commessi dai crociati contro i musulmani (in ogni caso molti meno di quanti ne commisero i musulmani contro i crociati) non fanno passare i crociati stessi dalla parte del torto. Che fossero dalla parte del giusto lo pensano un numero crescente di storici: Robert Spencer, Thomas Madden, Jonathan Riley-Smith, Paul Crawford, Rodney Stark e tanti altri.

I crociati non potevano trovare nel Vangelo nessuna giustificazione per i loro crimini. Anche se tutti cristiani diventassero criminali, il cristianesimo non potrebbe mai essere considerata una religione criminale. D’altra parte, oggi i terroristi sedicenti cattolici dell’Ira e i mafiosi di Cosa Nostra (che tanto ci tengono a presenziare alle processioni dei santi) si sono posti al di fuori dalla Chiesa con le loro azioni criminali. Inoltre, i valori della Bibbia e del Vangelo non si possono minimamente accordare con l’idea della supremazia di una razza sulle altre: per questo a destra bianca cristiana degli Usa, che mescola Vangelo e razzismo, non potrebbe neppure chiamarsi cristiana. Infine, il norvegese Anders Breivik, che tutti i media hanno definito “terrorista cristiano”, non ha proprio nulla di cristiano: è stato membro della massoneria (da sempre avversata dalla Chiesa cattolica e dalla maggior parte delle altre chiese) ed è fortemente ostile al Papa, che gli appare troppo ben disposto verso i musulmani (per avere una idea della sua strana ideologia eclettica, che lui stesso ha descritto in un corposo manifesto, leggere qui).

Insomma, gli intellettuali e i giornalisti atei militanti se ne facciano una ragione: “terrorismo cristiano” è una contraddizione in termini mentre “terrorismo islamico” potrebbe non esserlo. Soprattutto, dovrebbero dare un’occhiata a quello che i credenti nelle ideologie anti-teiste hanno fatto nella storia recente invece di continuare a raccontare leggende anti-storiche contro la Chiesa. In estrema sintesi, se nell’arco di un secolo e mezzo (1540-1700) l’inquisizione spagnola ha mandato sul patibolo circa 800 persone, invece nell’arco di due anni (1792-1793) il governo giacobino ha ghigliottinato 20.000 persone e altre 20.000 le ha fatte morire di stenti nelle sue prigioni (dati riferiti dallo storico Donald Greer) e sempre nell’arco di due anni (1937-1938) il governo sovietico ha fatto sparire sotto terra con e senza processi sommari 5 milioni di persone (cifra tratta da Stalin di Gino Rocca). Per tutta la sua durata, il sistema sovietico nel suo complesso ha fatto morire tramite esecuzioni sommarie, lavori forzati nei gulag e carestie all’incirca 60 milioni di persone (così sostiene Solgenicyn). Nei campi di sterminio nazista morirono almeno 6 milioni di ebrei (cui bisogna aggiungere un numero imprecisato ma altissimo di ebrei che furono uccisi fuori dai campi e durante le marce della morte) mentre nelle cliniche della morte naziste furono uccise circa 70.000 persone affette da gravi disabilità. Infine, non bisogna dimenticare che durante la guerra civile spagnola i combattenti del Fronte popolare di ispirazione marxista trucidarono almeno 6.500 religiosi.

Un nemico spietato ci ha dichiarato guerra. La prima cosa che dobbiamo fare, è capire chi sono i nemici e soprattutto capire chi siamo noi, che cosa è la nostra civiltà. I cristiani devono liberarsi dalla tentazione di abbandonare la civiltà occidentale in pasto ai nemici per “punirla” del suo ateismo e della sua immoralità. Cristo non vuole distruggere ma salvare quanti sono lontani da Lui. Dal canto loro, gli atei devono capire che la civiltà occidentale moderna è figlia del cristianesimo o, come si dice comunemente, ha “radici cristiane” e quindi, se vogliono salvarla, devono difendere le sue radici, che non sono orpelli archeologici. Sono fonti di vita.

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