ho letto con interesse l’intervento del Dott. Fanecco. A tal proposito ho scritto alcune considerazioni.
ricordo che agli inizi degli anni ’90 l’allora governatore della banca d’italia (Azeglio Ciampi, correva l’anno 1992) condusse “fuori” dallo sme lItalia (sistema monetario europeo), meglio la lira. Praticamente la Banca d’Italia non intervenne più a sostegno della nostra moneta utilizzando le riserve disponibili (vendita marchi, franchi francesi, ecc. contro lira – se la memoria non mi inganna le maggiori speculazioni sulla nostra moneta provenivano dalla Germania !!!) e lasciò alla “deriva” la nostra mitica lira alle quotazioni contro le divise dei partners europei.
I tassi salirono (15%, 18%, 20% anche per operazioni over night) ed i cambi fluttarono (ante uscita sme 1 marco quotava 750 lire; post uscita toccò 1.100 = l’equivalente di poco più 56 €cent).
Il cenno storico non è causale. Infatti se andiamo a rileggere la storia politica economica del nostro Bel Paese sorprendentemente troveremo delle similitudini al momento storico attuale. Il nostro Paese era incacape di proporre una strategia politica ed economica di medio lungo termine; la crisi economica era incalzante, il prezzo del petrolio alle stelle. Le uniche economie capaci di controvertire il momento erano le Aziende che operavano con l’estero: incassavano valute rivalutate portando maggiori margini rispetto quelli budgettati (anche nell’ordine del 25%!). Dopo qualche mese la Germania si accorse che, col perdurare del marco “forte”, la bilancia valutaria stava peggiorando (le vendite all’estero diminuivano drasticamente) e quindi intervenne a difesa della propria moneta comprando (paradossalmente!) anche le lire! (un ricordo: con l’introduzione dell’euro ci fu la corsa dei Paesi a negoziare al meglio il cambio – rapporto della propria moneta vs quelle dei partners europei. Ricordiamo benissimo che Prodi fece “scivolare” la quotazione della nostra lira x 1 €uro in 1.936,27 – pazzesco! la svendita della nostra nazione per un ideale – mentre il marco tedesco, che come sopra ricordavo nel 1992 quotava lire 1.100 faticarono a contenere la quotazione a 989,99. Ovvero per 1 €uro ci volevano 1,956 marchi).
Quindi il Governatore operò molto bene a salvaguardia degli interessi della Nazione svalutando la lira al di fuori dei parametri concordati in sme (l’oscillazione prevista per la lira era del 6%). Fu l’unico ad intraprendere una soluzione coraggiosa e vincente a salvaguardia degli interessi della Nazione a scapito dell’immagine Politica di qui tempi.
Come sempre per comprendere il presente occorre conoscere il passato!
L’unica considerazione che emerge, come rimarchi nel tuo articolo, le aziende italiane come sono posizionate nelle relazioni con l’estero? Sono pronte? E soprattutto hanno la finestra aperta verso mercati in via di sviluppo?
https://www.circololarocca.it/larocca/osservatorio-la-rocca-n-41-giugno-2013/
https://www.circololarocca.it/larocca/osservatorio-la-rocca-n-41-giugno-2013/
Buon giorno,
ho letto con interesse l’intervento del Dott. Fanecco. A tal proposito ho scritto alcune considerazioni.
ricordo che agli inizi degli anni ’90 l’allora governatore della banca d’italia (Azeglio Ciampi, correva l’anno 1992) condusse “fuori” dallo sme lItalia (sistema monetario europeo), meglio la lira. Praticamente la Banca d’Italia non intervenne più a sostegno della nostra moneta utilizzando le riserve disponibili (vendita marchi, franchi francesi, ecc. contro lira – se la memoria non mi inganna le maggiori speculazioni sulla nostra moneta provenivano dalla Germania !!!) e lasciò alla “deriva” la nostra mitica lira alle quotazioni contro le divise dei partners europei.
I tassi salirono (15%, 18%, 20% anche per operazioni over night) ed i cambi fluttarono (ante uscita sme 1 marco quotava 750 lire; post uscita toccò 1.100 = l’equivalente di poco più 56 €cent).
Il cenno storico non è causale. Infatti se andiamo a rileggere la storia politica economica del nostro Bel Paese sorprendentemente troveremo delle similitudini al momento storico attuale. Il nostro Paese era incacape di proporre una strategia politica ed economica di medio lungo termine; la crisi economica era incalzante, il prezzo del petrolio alle stelle. Le uniche economie capaci di controvertire il momento erano le Aziende che operavano con l’estero: incassavano valute rivalutate portando maggiori margini rispetto quelli budgettati (anche nell’ordine del 25%!). Dopo qualche mese la Germania si accorse che, col perdurare del marco “forte”, la bilancia valutaria stava peggiorando (le vendite all’estero diminuivano drasticamente) e quindi intervenne a difesa della propria moneta comprando (paradossalmente!) anche le lire! (un ricordo: con l’introduzione dell’euro ci fu la corsa dei Paesi a negoziare al meglio il cambio – rapporto della propria moneta vs quelle dei partners europei. Ricordiamo benissimo che Prodi fece “scivolare” la quotazione della nostra lira x 1 €uro in 1.936,27 – pazzesco! la svendita della nostra nazione per un ideale – mentre il marco tedesco, che come sopra ricordavo nel 1992 quotava lire 1.100 faticarono a contenere la quotazione a 989,99. Ovvero per 1 €uro ci volevano 1,956 marchi).
Quindi il Governatore operò molto bene a salvaguardia degli interessi della Nazione svalutando la lira al di fuori dei parametri concordati in sme (l’oscillazione prevista per la lira era del 6%). Fu l’unico ad intraprendere una soluzione coraggiosa e vincente a salvaguardia degli interessi della Nazione a scapito dell’immagine Politica di qui tempi.
Come sempre per comprendere il presente occorre conoscere il passato!
L’unica considerazione che emerge, come rimarchi nel tuo articolo, le aziende italiane come sono posizionate nelle relazioni con l’estero? Sono pronte? E soprattutto hanno la finestra aperta verso mercati in via di sviluppo?
Un cordiale Saluto
Giovanni Dezio
La ringraziamo per il contributo che sarà leggibile da oggi sul nostro blog.
Cordialità
La Redazione