SESSO ESTREMO
Guardo e riguardo da ore queste foto, senza riuscire a trovare un minimo di tranquillità. E’ difficile da accettare la dura realtà. Scruto i volti ritratti cercando di individuare il segno distintivo che la attesti, chiedendomi come abbia potuto essere tanto cieco da non accorgermene nel corso di una intera vita: la mia, ancora da compiersi, e la loro, ormai conclusa. Mi pare impossibile: riguardo le foto di mia madre, di mio padre, della nonna del nonno, delle mie zie materne e paterne, nessuno si salva. Una intera famiglia, segnata chissà da quante generazioni dal medesimo marchio: estremismo.
Maschi o femmine, nessun dubbio, nessun incertezza, e nessun ripensamento, nessuna speranza: estremisti, meglio ancora opposti estremismi, “nell’opposizione binaria maschio femmina” (1). “Sempre più persone vivono l’identità di genere come uno spettro, dove oltre agli estremi maschio e femmina ci sono molti punti intermedi” (1). Niente, nella mia famiglia nessun “punto intermedio”, solo estremi(sti); mai che qualcuno abbia preso in considerazione qualche tipico strumento “intermedio”, chiamiamolo col suo giusto nome “moderato”, come ad esempio uteri in affitto, sperma e ovuli con qualche comoda formula di finanziamento: nulla, solo estremi(smo). Mi rendo conto che con un simile retroterra familiare, per me si avvicini il momento della resa dei conti: una dura repressione sicuramente si abbatterà su gli opposti estremismi, chissà forse il campo di rieducazione (sessuale) che immagino sarà presente nel mio futuro (?), è già in fase di allestimento e “loro”(1) si preparano a gestirlo.
(1) Le frasi sono riprese da un articolo apparso sul “Corriere” del 9/2/2015 sotto il titolo “ Quel pronome che negli Usa riconosce i transgender” ove si racconta di una matricola, nata femmina, dell’università del Vermont, che “ ha appena ottenuto di essere chiamato (?) in ogni contesto ufficiale della vita universitaria con il pronome <they>, <loro>, usato però al singolare”. Ovviamente, la matricola in questione e tutti coloro che lo ritengono, hanno tutto il diritto di farsi chiamare come meglio credono, non è questo il problema. Però se si lascia passare l’idea dei maschi e delle femmine come estremi del sesso (questo è il vero punto centrale dell’articolo), si permette l’inizio di una battaglia delle “parole”che partendo da “estremi” potrebbe in modo quasi inconsapevole giungere a “estremi(smi), con conseguenze, oggi, imprevedibili. Quello proposto è solo un modesto “micro- racconto” con vaghe ascendenze fantascientifiche, e la realtà proposta può tranquillamente essere definita “fantascientifica”. Però, vale la pena ricordare che in tutto il novecento, la letteratura di impronta fantastica e/o fantascientifica , molto spesso è riuscita ad anticipare realtà, belle o meno, al tempo ignorate. Per tornare all’oggi, basta fare mente locale a diciamo… non cinquanta anni fa, ma solo cinque anni fa, quando ancora non era incombente una legge contro l’omofobia, che partendo da una buona motivazione, lascia, però, molti dubbi, sulla sua reale portata, o casi eclatanti come convegni dedicati alla famiglia (che ormai dobbiamo qualificare con aggettivi come “tradizionale” o “naturale”, per non essere fraintesi, e questo già dovrebbe farci intendere qualche cosa) che vengono contestati con l’accusa di omofobia. Forse la realtà fantascientifica è più vicina del previsto.
Osceola