Una settimana da ricordareAlcuni commentatori l’hanno chiamata “una settimana da dimenticare”: — la crisi greca sembra essere arrivata al capolinea, con le immani conseguenze che ciò provocherà nell’Unione Europa. Il sogno europeista sta affondando, mentre i Paesi più avveduti (in primis la Germania) si preparano per il “dopo Europa”. — “Terrore in tre continenti” titolava il «Corriere della Sera», dando la notizia degli attentati islamisti in Tunisi, Francia e Africa. Le scene di quella spiaggia ricoperta di cadaveri di turisti in costume rimarranno nella nostra memoria, demolendo per molti il sogno di vacanze estive tranquille e rilassanti. — Approvando a livello federale il cosiddetto “matrimonio” omosessuale, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha assestato un colpo mortale all’istituzione della famiglia, calpestando ogni principio di ordine naturale e cristiano. Un esempio che certamente dilagherà in altri Paesi, a cominciare dall’Italia, dove proprio ieri si è tenuto a Milano il “Gay Pride”, con la vistosa partecipazione del sindaco Giuliano Pisapia. L’hanno chiamata, appunto, “una settimana da dimenticare”. Noi, invece, riteniamo che sia una settimana assolutamente da ricordare. Se non altro per trarne alcune lezioni. Da ricordare perché ci rimanga di un’evidenza apodittica (scusate il pleonasmo) l’inconsistenza di questa Unione Europea, messa in crisi dalla minuscola Grecia. Questa Unione Europea che, mentre ci ordina di mettere sulle bottiglie di acqua minerale “Può avere effetti idratanti” (sic); ci impone un’educazione scolastica improntata all’ideologia lgbt più estrema. Da ricordare perché ci rimanga di un’evidenza apodittica che se oggi esiste un terrorismo islamista è perché l’Occidente da tempo ha scelto di temporeggiare e di dialogare invece di reagire. Vengono in mente le parole di Churchill a Chamberlain all’indomani dell’accordo di Monaco: “Potevate scegliere fra la vergogna e la guerra. Avete scelto la vergogna e non eviterete la guerra”. Di fronte all’islamismo militante, l’Occidente giace nella vergogna. E ci becchiamo pure la guerra… Da ricordare perché ci rimanga di un’evidenza apodittica che, a pretesto di modernità, l’Occidente si sta autodistruggendo con queste leggi che attentano contro la vita e contro la famiglia. Ha detto bene il cardinale Carlo Caffarra in una recente intervista a «Tempi»: una civiltà che accetta l’omosessualità ha firmato la propria sentenza di morte. Una morte che potrà più o meno tardare, ma che puntualmente arriverà. Tutto questo solleva per noi, italiani, una riflessione: L’avanzare della rivoluzione lgbt lascia l’Italia in una situazione allo stesso tempo terribile e sublime. Terribile perché resta l’ultimo paese dell’Europa occidentale a non aver ancora accettato l’aberrazione dei “matrimoni” omosessuali. Sublime perché sulle nostre spalle si è posata una responsabilità storica: quella di resistere fino all’ultimo per la maggior gloria di Dio. A volte Dio lascia la Sua gloria nelle mani di una sola persona. Fu il caso di Giobbe. A volte la lascia nelle mani di una sola nazione. È il caso attuale dell’Italia. Se l’Italia saprà essere fedele alla Roma dei Papi, un giorno si potrà dire: Gesta Dei per italicos. Le grazie pioveranno abbondanti sulla nostra Penisola, mettendo nelle nostre mani le condizioni soprannaturali per la vittoria. Se, invece, anche noi voltiamo le spalle alla Provvidenza… Sembra che Plinio Corrêa de Oliveira abbia previsto proprio questo momento, in un commento sulla situazione italiana poco prima di morire, nel 1995: “L’opinione pubblica italiana mi sembra divisa in tre blocchi, molto più separati in profondità che non in superficie. Un primo blocco composto dagli indolenti che seguiranno la politica del ‘cedere per non perdere’, e finiranno per cedere a tutti i tradimenti. Poi vi è un blocco intermedio, inerte e senza principi, che sarà corroso dai due blocchi agli estremi. Infine, vi è un blocco, piccolo quasi come la palma della mano, formato da quelli che vogliono reagire. Da questo drappello si potrà originare una Riconquista imbattibile! “Ora, io vedo che la Madonna vuole soccorrere l’Italia. Il fatto che essa resista in alcuni punti essenziali mi sembra già un inizio di soccorso. O noi ci impegniamo a fondo per radunare, formare e lanciare nella battaglia questa minoranza, mettendo le nostre vite al servizio della Madonna che ce lo supplica, o un giorno potremo gemere: finis Italiae!”. Siamo di fronte a una sfida storica. Affidiamoci alla Madonna Ausilio dei cristiani, come fece S. Pio V all’epoca della battaglia di Lepanto, sicuri che, col Suo aiuto potremo riportare una vittoria ancor più schiacciante di quella del 1571.
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Julio Loredo
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